Caos M5s, deputati e senatori pronti per un’assemblea congiunta: le richieste dei grillini in 5 punti
Non c’è pace in casa pentastellata. Questa volta ad abbandonare il Movimento 5 stelle alla Camera e passare al gruppo Misto sono stati i deputati Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri, i quali dicono addio alla formazione politica guidata da Luigi Di Maio proprio alla vigilia di una importante assemblea congiunta di deputati e senatori.
Assemblea che si tiene questa sera, giovedì 9 gennaio, e che vedrà anche la partecipazione di Davide Casaleggio, il quale assisterà a una accesa discussione tra i parlamentari del M5s e il loro capo politico, l’attuale ministro degli Esteri Di Maio. “Non credo che si presenti in difficoltà, così come non credo in questo momento interessi dell’assemblea agli italiani”, ha però commentato il suo sottosegretario alla Farnesina, Manlio Di Stefano.
I senatori grillini, secondo quanto riferito da Repubblica, avrebbero preparato un documento con cinque punti fondamentali di cui discutere con i vertici: il primo prevede un definitivo spostamento, a livello politico, del M5s nell’area riformista-progressista, mentre il secondo vede la richiesta di miglioramento del rapporto tra gruppi parlamentari e governo, in particolar modo in materia di decretazione d’urgenza.
Poi, come terzo punto, uno riguardante Rousseau: qui la richiesta è che la piattaforma venga gestita direttamente dal Movimento con un comitato di garanti che funga da supervisore.
Ruoli di governo e ruoli organizzativi interni al M5s, inoltre, non dovranno più sovrapporsi, mentre deve essere rivisto anche il capitolo “rendicontazioni”. I membri grillini di Palazzo Madama, infatti, domandano che venga rivisto il sistema, anche se il parere unanime è che si prosegua comunque sulla strada percorsa finora.
Tale documento, però, secondo alcune fonti interne allo staff del Movimento 5 stelle non verrà discusso in assemblea ma solo ai futuri stati generali. Inoltre, questi riferiscono anche che l’elenco di richieste sarebbe stato firmato solo da tre senatori nonostante lo abbiano scritto in sette, con Dessì in “testa”.