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    Moscopoli, il M5s salva l’ex alleato Salvini e vota contro la commissione d’inchiesta Ue

    Luigi Di Maio e Matteo Salvini

    Gli alleati del governo giallorosso divisi a Bruxelles. Gli eurodeputati pentastellati si trincerano dietro a un "no comment"

    Di Maria Teresa Camarda
    Pubblicato il 11 Ott. 2019 alle 08:53 Aggiornato il 10 Gen. 2020 alle 19:50

    Moscopoli, il M5s salva Salvini: voto contro la commissione d’inchiesta Ue

    Non ci sarà una commissione Ue per indagare su Moscopoli. Lo ha stabilito il Parlamento europeo, con il voto di ieri, 10 ottobre 2019. Ristretta la maggioranza: 320 voti contro 306. Decisivo, quindi, è stato il voto dei 13 europarlamentari del M5s che si sono inaspettatamente schierati con gli ex alleati della Lega.

    Ha votato, invece, a favore dell’idea di istituire una commissione ad hoc il Partito democratico. Lo stesso David Sassoli, presidente del Parlamento, a pochi giorni dal suo insediamento aveva anticipato questa iniziativa. Gli alleati del governo giallorosso, quindi, si sono ritrovati divisi nell’aula di Bruxelles.

    Il testo della proposta su cui si è espresso il Parlamento europeo faceva esplicitamente riferimento ai fatti dell’hotel Metropole e al caso Savoini. Ma un emendamento presentato dai Conservatori ha chiesto di depennare dalla risoluzione il paragrafo sulla commissione d’inchiesta. Poi, dopo il caso Moscopoli, il M5s si è astenuto anche sul voto finale.

    “Senza una saldatura tra Lega e M5S, a quanto pare ancora molto forte, questo emendamento non sarebbe mai passato”, attacca Carlo Calenda, eurodeputato di Siamo Europei.

    Interpellati sulla questione, riporta il quotidiano La Stampa, gli eurodeputati del M5s si trincerano dietro un “no comment”. Fonti M5S si limitano a far sapere di essersi astenuti su questo punto perché l’accusa al Carroccio “non si basa su fonti ufficiali, ma solo su fonti giornalistiche”.

    Preoccupazione dell’Ue per le interferenze della Russia

    Le istituzioni dell’Unione europea, del resto, sono da tempo preoccupate per le azioni della Russia nei confronti dei partiti europei. Quello della Lega, d’altronde, non è il primo caso del genere. C’è stato un caso in Francia, quando il Rassemblement National di Marine Le Pen è stato al centro di polemiche per aver ricevuto fondi dalla Russia nel 2014.

    Nel 2017 in Germania sono emersi i rapporti tra Alternative für Deutschland e il Cremlino. C’è stato anche un caso austriaco, con il governo che cade a causa di un video dove il ministro Strache sembrava disposto a pilotare appalti per aziende russe in cambio di fondi per la campagna elettorale del suo partito.

    E non sono recenti le voci di presunti legami di Arron Banks, uomo d’affari britannico tra i principali finanziatori dei comitati per il Leave al referendum sulla Brexit, e oligarchi del Cremlino.

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