Minniti, è vero che lei fu inviato in missione segreta al Cairo dal Presidente Conte per sbloccare la situazione del processo Regeni dopo aver lasciato la politica?«Sì. Mi fu chiesto dal Presidente del Consiglio in persona. Di fronte a un obiettivo così importante da raggiungere, si agisce nel nome del paese, indipendentemente da chi è al governo. E si utilizzano le risorse più utili». Marco Minniti, ex ministro dell’Interno nel governo Gentiloni, già sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega ai servizi nei governi Letta e Renzi e attualmente presidente della Fondazione Med-Or, iniziativa di Leonardo Spa, rivela in un’intervista a TPI di essere stato inviato dal governo Conte al Cairo per occuparsi del caso del ricercatore italiano assassinato in Egitto nel 2016.
«Le basti sapere che in passato mi sono occupato personalmente del caso Regeni, fatto finora non noto al pubblico», dichiara Minniti nell’intervista. L’ex ministro dice di aver agito «sempre nei miei precedenti incarichi di governo». Alla domanda se l’Italia abbia fatto tutto quello che era possibile fare per ottenere la verità, Minniti risponde «Guardi, lo dico sul serio: noi abbiamo fatto tutto il possibile, anzi di più, mi creda, sviluppando una collaborazione giudiziaria con un paese con il quale non avevamo nessun accordo di collaborazione, facendo sì che le forze di polizia potessero acquisire elementi probatori e che la procura di Roma potesse rinviare a giudizio quattro ufficiali dei servizi segreti egiziani. Rinvio a giudizio accolto dal gip e fermato dalla Corte d’assise perché mancava l’elezione di domicilio. Ma lo Stato ha permesso tutto il possibile nel ricostruire il caso»…
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