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    Migranti: se Salvini diserta 6 vertici europei su 7 (e poi vuole mandarli in Vaticano)

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 8 Giu. 2019 alle 17:23 Aggiornato il 9 Giu. 2019 alle 11:23

    Salvini diserta vertici ue – Insiste con retorica dei porti chiusi, mentre in realtà ne sbarcano 62 proprio nel porto di Pozzallo e invita il Vaticano a prenderseli “così ognuno fa la sua parte”: Matteo Salvini si è incastrato come un disco rotto sulla sua politica tutta annunci, promesse e carezze ma sono i fatti, imperturbabili, che ogni giorno lo smentiscono.

    E fa niente che sia proprio il sindaco di Pozzallo a dire a chiare lettere: “Il nostro porto non è mai stato chiuso, così come quelli del resto d’Italia, semplicemente perché i porti non si possono chiudere”.

    La propaganda del ministro dell’Inferno continua a gocciolare e trova terreno fertile. I fatti sono opinioni quando chi governa pialla il dibattito in nome della banalizzazione e delle falsità.

    I numeri e i fatti, appunto. Su sette incontri tra i ministri europei agli Interni (che dovrebbe essere il ruolo che dovrebbe preoccuparsi di ricoprire quel Matteo Salvini in campagna elettorale permanente) i suoi colleghi europei lo hanno incontrato una sola volta.

    Sei assenze su sette agli incontri che dovrebbero discutere i fondi europei per gli affari interni dei prossimi anni, le misure antiterrorismo e la riforma della direttiva sui rimpatri.

    Sì, avete letto bene: in Lussemburgo, per dirne una, sono in agenda anche i negoziati per la riforma del Regolamento di Dublino (lo stesso che questo governo critica quotidianamente perché scaricherebbe il peso dei migranti sulle nazioni di approdo) e che quindi potrebbe risolvere il tema che sta più cuore a Salvini e che, a suo dire, è l’unica vera emergenza italiana.

    Pensate che si sia visto il ministro dell’Interno italiano? Niente. Niente di niente. Proprio quel giorno era impegnato nel suo tour elettorale in Lombardia, basta fare un salto sui suoi social per accorgersene.

    Un ministro perennemente assente quindi non solo dal ministero che dovrebbe presiedere (lautamente pagato) ma anche e soprattutto nei vertici internazionali che si occupano dei temi che lui riesce al massimo a racchiudere in uno slogan o in un tweet.

    Niente. Il nulla. Parole, migliaia di parole gettate al vento senza nessuna corrispondenza alla realtà come se il suo ruolo non gli imponesse un’attenzione e una cura a ciò che dice e a ciò che (non) fa.

    Salvini l’assente, lo chiamano in Europa, quello che parla di Europa ma non ha mai il coraggio di metterci la faccia, quello che si è fatto eleggere alle europee per ingrassare i voti del suo partito ma ovviamente si dimetterà da tutti i collegi elettorali, quello che fa la voce grossa qui in Italia e vale come una punta d’unghia nello scenario europeo.

    Una truffa. Un baro. Un’assenteista cronico. Un disertore.

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