I giudici bloccano il trasferimento dei migranti in Albania: cosa succede adesso
Ieri, lunedì 11 novembre, il Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento in Albania di sette migranti egiziani e bengalesi che erano stati intercettati nei giorni precedenti dalla Guardia Costiera italiana a sud di Lampedusa.
I giudici capitolini hanno sospeso il proprio giudizio rimettendo tutto nelle mani della Corte di giustizia europea. Ma lo stop al trasferimento dei migranti in Albania – il secondo dopo quello del 18 ottobre – ha alimentato nuove polemiche tra l’esecutivo italiano e la magistratura.
Perché i migranti erano stati trasferiti in Albania
Lo scorso 8 novembre la nave Libra della Marina militare italiana ha raggiunto le coste albanesi con a bordo un gruppo di otto migranti destinati a essere trattenuti temporaneamente nel centro italiano di Gjader nell’ambito dell’accordo siglato lo scorso anno dal Governo Meloni con quello albanese di Edi Rama. Successivamente è emerso che uno dei migranti ha problemi di salute: è quindi stato disposto il suo rientro in Italia.
In base all’intesa tra Roma e Tirana, nei centri italiani su territorio albanese possono essere trasferiti solo migranti provenienti da Paesi sicuri, per i quali la richiesta di protezione internazionale può essere valutata con tempi accelerati e può culminare – in caso di mancata concessione della protezione – con un rimpatrio.
I sette migranti (due egiziani e cinque bengalesi) portati a Gjader erano gli unici su centinaia di persone arrivate a Lampedusa che rispondevano ai requisiti necessari al trasferimento in Albania: uomini, maggiorenni, non accompagnati da familiari e, appunto, provenienti da Paesi sicuri.
Ieri, tuttavia, il Tribunale di Roma ha deciso di non convalidare il loro trasferimento affermando che è la Corte di giustizia europea a doversi pronunciare in merito. Di conseguenza, i sette migranti sono stati portati in Italia: nel mattino di oggi, martedì 12 novembre, sono approdati a Brindisi a bordo della nave Visalli della Guardia Costiera.
Stop ai migranti in Albania: il precedente
La pronuncia di ieri dei giudici capitolini fa seguito a un’altra decisione: lo scorso 18 ottobre lo stesso Tribunale di Roma con una ordinanza aveva non convalidato il trasferimento in Albania di dodici migranti (anche in quel caso egiziani e bengalesi). I magistrati si erano basati su una recente sentenza della Corte di Giustizia europea che include tra i Paesi considerati “non sicuri” anche Egitto e Bangladesh.
Dopo l’ordinanza del 18 ottobre, il Governo era intervenuto con un decreto ad hoc per tentare di evitare il ripetersi di situazioni simili. Il decreto contiene un lista dei Paesi d’origine considerati “sicuri” dall’Italia in caso di rimpatrio del migrante. Fino ad allora, infatti, l’elenco era contenuto in un decreto interministeriale, cioè una fonte di diritto gerarchicamente inferiore rispetto a una legge. Inserendo la lista in un decreto avente forza di legge, il Governo mirava a impedire che i giudici italiani possano far prevalere direttamente la norma europea.
Stop ai migranti in Albania: cosa succede adesso
Ma il Tribunale di Roma non ha evidentemente ritenuto sufficiente tale intervento. La palla passa ora direttamente ai giudici europei. “Ferme le prerogative del legislatore nazionale, il giudice ha il dovere di verificare sempre e in concreto, come in qualunque altro settore dell’ordinamento, la corretta applicazione del diritto dell’Unione”, si legge in una nota diffusa dai giudici capitolini.
Non si sa quando la Corte di Giustizia europea si pronuncerà. Un’altra importante decisione è prevista però per il prossimo 4 dicembre, quando la Corte di Cassazione italiana dovrà esprimersi sui dodici ricorsi presentati dal Governo contro l’ordinanza del Tribunale di Roma del 18 ottobre.
Nel frattempo – in attesa del verdetto dei giudici comunitari – le autorità italiane continueranno a trasferire migranti in Albania, anche se verosimilmente andranno incontro a nuove bocciature da parte della magistratura, che rimanderà tutto alla Corte europea.
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