Enrico Michetti? “Sì, quello che votava Roberto Gualtieri”. Tra lo sfottò e l’amara constatazione, dopo l’esclusiva di TPI che ha raccontato come l’attuale candidato sindaco a Roma (sostenuto da FI, Lega e FdI) appoggiò alle Europee 2019 l’ex ministro del Pd, oggi suo diretto competitor nella Capitale, promettendogli “una cinquantina di voti”, negli ambienti del centrodestra romano la notizia ha tenuto banco per giorni.
Stupisce, invece, che a restare in liturgico silenzio sia stato proprio l’altro protagonista della vicenda, Gualtieri. “Segno del suo imbarazzo”, mormora qualcuno. Mentre chi se la ride sotto i baffi, sperando di avvantaggiarsene, sono i suoi due diretti rivali: Virginia Raggi, data in rimonta dagli ultimi sondaggi pubblicati prima dello stop imposto dalla par condicio, e Carlo Calenda, che spera di strappare all’ex ministro parte dell’elettorato moderato.
E a destra? Lo scoop di TPI ha lasciato in sospeso due punti di domanda: “Se due anni fa Michetti flirtava e appoggiava con esponenti della sinistra romana, cosa potrebbe fare se fosse eletto sindaco?”. E soprattutto: “Che forza elettorale può avere uno che poteva promettere al massimo una cinquantina di voti?”. Domande legittime. Come lo sarebbero le risposte. Se non fossimo già alla vigilia del voto.
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