Mes, maggioranza trova intesa sulla risoluzione da presentare in Aula
La maggioranza ha trovato l’accordo sulla risoluzione relativa alla riforma del Mes, che verrà presentata mercoledì 9 dicembre in occasione delle comunicazioni del premier Conte in Aula. Il documento, oggetto della riunione tra i capi gruppo che ha avuto luogo oggi a Palazzo Madama in presenza dei ministri Amendola e d’Incà, impegna il governo “a sostenere la profonda modifica del patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione, la realizzazione dell’Edis, il sistema europeo di assicurazione dei depositi bancari, e anche un processo che superi il carattere intergovernativo dello stesso Mes, che sono priorità per il nostro Paese al fine di costruire una nuova stagione dell’integrazione europea”, recita il testo. “Lo stato di avanzamento dei lavori su questi temi in agenda sarà verificato in vista della ratifica parlamentare della riforma del trattato del Mes”, si legge ancora nel documento.
Superata quindi la resistenza degli “irriducibili” del M5S e dei vertici di Italia Viva, che in prima battuta si erano sfilati dalla risoluzione di maggioranza depositata in Senato e tutt’oggi hanno legato la propria firma alle comunicazioni che il premier pronuncerà domani in vista del consiglio Ue. Spiragli di luce erano invece arrivati dal M5S già in mattinata, dopo l’incontro tra i senatori e il commento della senatrice Barbara Lezzi, annoverata tra i più radicali esponenti del fronte contrario al Mes.
“Ho trascorso due intere giornate insieme ad altri 60 parlamentari per mediare le posizioni, per trovare un punto di caduta. Grazie a questo lavoro è venuta fuori una risoluzione che non è quella ideale ma, almeno, rivendica il ruolo del Parlamento in sede di ratifica e avverte che non sarà disposto al voto finale se non ci sarà l’avanzamento significativo del resto del pacchetto di riforme (Edis prima di tutto)”, ha scritto su Facebook la senatrice firmataria della “lettera della discordia” di 42 deputati e 16 senatori, che il 2 dicembre scorso ribadiva l’intenzione di una parte del M5S di non votare la riforma, aprendo la strada a una crisi di governo.
“Tutto a posto? No. Il testo dovrà essere ulteriormente mediato con il resto delle forze di maggioranza”, ha aggiunto Lezzi. A spendersi per evitare una frattura a palazzo Madama sono stati tutti i ‘big’, a partire da di Maio, che pur ribadendo il suo no all’utilizzo del Mes ha fatto appello al senso di responsabilità del M5S. “Il voto di domani sarà un voto sul governo, su una risoluzione, sul presidente del Consiglio. Prevalga la responsabilità”, aveva dichiarato in mattinata il ministro degli Esteri. Anche Di Battista si sarebbe fatto sentire per cercare una mediazione. La tesi di Pd e Italia Viva è che non può essere prevista alcuna condizionalità nel testo.