Mes, trovato accordo risoluzione di maggioranza. Conte riferisce alle Camere
Nella notte tra martedì 10 e mercoledì 11 dicembre 2019, dopo gli incontri dei giorni scorsi, è stato trovato l’accordo all’interno della maggioranza di governo sulla risoluzione per la riforma del Mes, il Fondo salva-Stati che ha monopolizzato il dibattito pubblico delle scorse settimane.
Un accordo che diventa importantissimo per la tenuta del governo Pd-M5s, che si è scontrato più volte su cosa inserire all’interno della risoluzione che il premier Giuseppe Conte dovrà presentare al Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre. Alla fine, ha prevalso la logica di pacchetto, con lo stesso salva-Stati che – nelle intenzioni del governo italiano – deve essere seguito poi dall’unione bancaria e dalla garanzia sui depositi, anche se “in maniera progressiva”, per garantire equilibrio.
Intanto alcune fonti del Movimento Cinque Stelle hanno precisato che “la logica di pacchetto è stata confermata”, ma che ci sarà “un nuovo round in Parlamento a gennaio, prima del prossimo Eurogruppo”. Sui prossimi passi, assicurano i pentastellati, “ci sarà il pieno coinvolgimento del Parlamento. Ogni decisione verrà presa ascoltando le Camere, non firmeremo nulla al buio”.
Conte riferisce alle Camere: “Ue una famiglia, non è momento di dividersi”
Dopo l’accordo sulla risoluzione di maggioranza, sulla quale si dovranno esprimere le Camere con un voto per conferire l’incarico a Conte di proseguire la discussione in Consiglio europeo, il premier si è presentato in Parlamento (prima alla Camera, poi al Senato) per riferire sull’intesa raggiunta nella notte. Accanto a lui i ministri Lorenzo Guerini, Enzo Amendola, Dario Franceschini, Alfonso Bonafede, Roberto Speranza e Fabiana Dadone.
“Il governo italiano – ha dichiarato il premier a Montecitorio – intende promuovere, in seno al Consiglio europeo, una maggiore coesione fra i leader europei. Non è, questo, nella famiglia europea il tempo per dividersi o per lasciarsi dividere”. Allo stesso tempo, però, “proteggersi non significa rinchiudersi: riteniamo che il multilateralismo sia lo strumento migliore per tutelare gli interessi degli Stati membri, a partire dal nostro”.
“Nel caso di eventuale richiesta di attivazione del Meccanismo europeo di stabilità, il Parlamento sarà pienamente coinvolto, con una procedura chiara di coordinamento e di approvazione”, ha proseguito. Tuttavia, “l’Italia si opporrà a tagli spropositati che colpirebbero settori strategici quali lo spazio, il digitale, la Difesa, la sicurezza: si tratta di una sottrazione di risorse alle nuove priorità dell’Unione europea che devono invece necessariamente rimanere ambiziose”.
Conte ha anche sottolineato che l’Italia “non ha nulla da temere dalla riforma del Mes anche perché il suo debito è pienamente sostenibile, come dimostrano le valutazioni delle principali istituzioni internazionali, inclusa la commissione, e come confermano i mercati”.
Non è mancato, infine, un malcelato attacco alla Lega: “Bisogna stare attenti a insinuare dubbi e paure nei cittadini italiani, tanto più che alcune delle posizioni che si sono delineate nel corso del dibattito pubblico hanno svelato il malcelato auspicio di portare il nostro Paese fuori dall’Eurozona o, addirittura, dall’Unione europea”.
Cosa prevede la risoluzione di maggioranza sul Mes
Ma cosa prevede l’accordo sulla risoluzione di maggioranza sulla riforma del Mes? In otto pagine, viene chiesto al governo di “mantenere la logica di pacchetto (Mes, Bicc, Unione bancaria) alla quale accompagnare ogni tappa mirata ad assicurare l’equilibrio complessivo dei diversi elementi al centro del processo di riforma dell’Unione economica e monetaria, approfondendo i punti critici“.
Ma anche di “escludere interventi di carattere restrittivo sulla detenzione di titoli sovrani da parte di banche e istituti finanziari e comunque la ponderazione dei rischi dei titoli di stato attraverso la revisione del loro trattamento prudenziale”, oltre a “escludere qualsiasi meccanismo che implichi una ristrutturazione automatica del debito pubblico”.
Nelle prossime tappe del negoziato sull’unione bancaria, dunque, il governo si impegna a “proporre l’introduzione dello schema di assicurazione comune dei depositi (Edis), di un titolo obbligazionario europeo sicuro e di una maggiore ponderazione di rischio delle attività di livello 2 e livello 3, che sia legata al loro grado di concentrazione sul totale degli attivi del singolo istituto di credito”.
La maggioranza M5s-Pd, come sottolineato anche in mattinata dai pentastellati, ha anche messo nero su bianco l’impegno ad “assicurare la coerenza della posizione del governo con gli indirizzi definiti dalle Camere e il pieno coinvolgimento del Parlamento in tutti i passaggi del negoziato sul futuro dell’unione economica e monetaria e sulla conclusione della riforma del Mes”.