Merdogan: l’editoriale di Marco Travaglio contro il presidente turco Erdogan
“Che il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sia una merdaccia è un dato ormai acquisito”: inizia così l’editoriale di Marco Travaglio, dal titolo Merdogan, su Il Fatto Quotidiano, in edicola oggi, mercoledì 16 ottobre.
Il direttore del giornale si scaglia contro il presidente turco, ma critica aspramente anche coloro che, Berlusconi in primis, non hanno mai preso le distanze da un personaggio a dir poco controverso.
Nel suo editoriale, Marco Travaglio si stupisce per lo stupore di molti esponenti politici per l’operazione militare che Erdogan ha lanciato nel nord della Siria contro i curdi. Secondo il giornalista, infatti, “È lui (Erdogan) l’ unico autorizzato a stupirsi: per lo stupore dell’Occidente”.
“E per le minacce di embargo, militare da alcuni paesi Ue ed economico-commerciale dagli Usa. Cioè dai suoi alleati nella Nato” aggiunge Travaglio.
Il giornalista, poi, ricorda chi nei confronti del presidente turco ha avuto un “trasporto sentimentale, un impeto amatorio, un arrapamento erotico che riguardava non solo la sua carica, ma anche e soprattutto la sua persona”.
Berlusconi e le lodi al sultano: l’editoriale di Marco Travaglio su “Merdogan”
Primo fra tutti Silvio Berlusconi, che, come ricorda Travaglio, lo chiamava “l’amico Tayyip”.
“Quello perseguitava o esiliava dissidenti, reprimeva nel sangue manifestazioni pacifiche, chiudeva giornali, censurava i siti web, truccava elezioni, arrestava oppositori, licenziava giudici, organizzava autogolpe per criminalizzare le minoranze, ricattava e taglieggiava l’Europa sui migranti e faceva pure il doppio gioco col petrolio dell’Isis”
“E il Caimano lo trattava da amico di famiglia – continua il direttore – sostenendo appassionatamente la sua richiesta d’ ingresso della Turchia nientemeno che nell’Unione europea, tant’è che la stampa turca di regime l’ aveva ribattezzato “l’avvocato di Ankara”.
Nel suo editoriale, poi, Marco Travaglio ricorda alcune gaffe che hanno visto protagonista Silvio Berlusconi e che hanno riguardato anche il presidente turco Erdogan. La prima risale all’agosto del 2013, quando l’ex premier fu invitato al matrimonio del figlio di Erdogan.
“Berlusconi, durante la cerimonia, tentò di prendere la mano della sposa per baciarla. Il guaio è che la ragazza era tutta fasciata di veli e, secondo il rigido rito islamico, assolutamente inavvicinabile e intoccabile” ricorda il giornalista.
Poi, Travaglio ricorda quando “Angela Merkel aspettava Berlusconi in piazza a Baden Baden per la cerimonia con i capi di governo della Nato per celebrare la pacificazione franco-tedesca dopo la guerra mondiale”.
“Ma lui pensò bene di far attendere un bel po’ lei e gli altri colleghi sotto il sole per appartarsi in riva al Reno a causa di una telefonata “improrogabile”, disertando il cerimoniale, il minuto di silenzio e la prima foto di gruppo” scrive ancora il giornalista.
“Poi raccontò che, essendo madrelingua turco, “ero al telefono col mio grande amico Tayyip” per convincerlo a dare il via libera alla nomina del premier danese Rasmussen a segretario generale della Nato e che la Merkel sapeva tutto. Invece la cancelliera era talmente furiosa che non gli strinse neppure la mano”.
Berlusconi, ormai privo di carico istituzionali, si recò in Turchia anche l’anno scorso, dove affermò: “La Turchia resta un Paese cruciale sia per le relazioni dirette con l’Italia, visto l’interscambio tra i due Paesi e le attività dei nostri imprenditori lì, sia per la lotta al terrorismo (sic, ndr), sia per l’ operazione di controllo dei flussi migratori”.
Nel corso del suo editoriale poi, Travaglio ricorda che: “Anche il presidente Giorgio Napolitano (sempre sia lodato) era un grande fan della Turchia di Erdogan nella Ue” ricordando, tra le altre cose, le seguenti frasi dell’ex Capo dello Stato italiano: “La positiva prosecuzione del negoziato di adesione fra Unione europea e Turchia rappresenta un interesse strategico per l’ Unione e uno stimolo per Ankara”.
Non è esente da critiche l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, il quale, dopo il fallito golpe del 2016, espresse “Il sollievo della Nazione tutta per il prevalere della stabilità e delle istituzioni democratiche e perché libertà e democrazia sono sempre la via maestra da seguire e difendere”.
“Testuale: la libertà e la democrazia. Più o meno le stesse parole che Renzi riservava ad altri noti tagliagole, come il presidente golpista egiziano Al-Sisi” scrive ancora Marco Travaglio nel suo editoriale Merdogan.
“L’ altro giorno – conclude il giornalista – lo smemorato di Rignano ha twittato commosso che non bisogna assolutamente lasciare soli “i nostri fratelli curdi”. Quelli, per intenderci, sterminati dalle “istituzioni democratiche” di Erdogan all’ insegna della “libertà” e della “democrazia”.