La strana battaglia di Salvini all’antisemitismo
Nel corso di una conferenza organizzata in Senato giovedì 19 gennaio 2019, Matteo Salvini ha lanciato la sua campagna contro l’antisemitismo, annunciando di volerla portare avanti tra i banchi del Parlamento.
L’intenzione del leader leghista è quella di accelerare in Aula l’adozione del documento IHRA (International holocaust remembrance alliance), che allarga il concetto di antisemitismo includendovi anche l’antisionismo: per Salvini chi oppone lo stato d’Israele è da considerarsi antisemita.
“Non c’è niente che precluda la libera critica alle politiche del governo, ma opporsi all’esistenza di Israele è antisemitismo, e i paesi che combattono Israele sono un pericolo”, ha dichiarato Salvini.
Durante la conferenza, “Nuove forme di antisemitismo”, a cui ha preso parte anche la presidentessa del Senato Elisabetta Casellati e l’ambasciatore designato d’Israele a Roma Eydar Dror, il leader ha insistito anche su un altro punto, ovvero la sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea a novembre 2019, che impone l’indicazione dell’area di origine sui prodotti alimentari provenienti dai territori occupati da Israele, per permettere ai consumatori di fare “scelte informate” per i loro acquisti.
La sentenza, che ha suscitato l’ira d’Israele, non piace all’ex ministro, il quale ha intenzione di proporre in Parlamento anche una risoluzione contro il boicottaggio dei prodotti israeliani.
“Spero che questo sia l’inizio di un percorso che oggi vede come forza realizzatrice la Lega, ma mi auguro che anche altre forze politiche in Parlamento votino l’IHRA e la risoluzione contro il Bds (boicottaggi, disinvestimenti e sanzioni, ndr). Si vedrà in Aula chi si dice razzista a parole e nei fatti”, ha dichiarato Salvini, equiparando l’atteggiamento critico nei confronti delle politiche di occupazione dello stato d’Israele nei territori palestinesi all’antisemitismo e, quindi, anche al razzismo.
Un dibattito complesso considerando che, dal canto suo, la Lega si è astenuta dal voto sulla mozione Segre approvata in Senato a ottobre scorso, che ha istituito una Commissione straordinaria contro odio, razzismo e antisemitismo.
In uno dei suoi interventi al convegno il segretario del Carroccio ha indirettamente criticato proprio la senatrice a vita, con cui dopo l’astensione in Senato avrebbe avuto dei colloqui informali.
“Mi spiace che qualcuno non sia oggi qui perché avremmo dovuto parlare di tutto: è una classica metodologia italiana”, ha detto Salvini, riferendosi alle parole utilizzate da Segre per giustificare la sua assenza. Nella missiva inviata a Salvini per declinare l’invito, la Senatrice aveva dichiarato di avere impegni a Milano legati alla giornata della memoria, di apprezzare l’iniziativa del leader leghista, ma di ritenerla, in un certo senso, incompleta.
“Ritengo che non si debba mai disgiungere la lotta all’antisemitismo dalla più generale ripulsa del razzismo e del pregiudizio che cataloga le persone in base alle origini, alle caratteristiche fisiche, sessuali, culturali o religiose. Questa visione mi pare tanto più necessaria in questa fase storica, in cui le condizioni di disagio sociale spingono tanti a indirizzare la propria rabbia verso un capro espiatorio, scambiando la diversità per minaccia”, ha aggiunto Segre.
Visione diversa quella del Senatore, che mostra di essere accondiscendente verso altre forme di discriminazione, di cui lui stesso è stato incolpato in passato.
È di questi giorni la notizia che Matteo Salvini nel 2009 è stato condannato per istigazione all’odio razziale perché, durante un raduno della Lega a Pontida, l’allora deputato del Carroccio aveva intonato cori contro i napoletani e, in seguito a due denunce, il Tribunale di Bergamo gli aveva applicato un decreto penale di condanna per violazione della Legge Mancino.
E durante l’estate del 2019 l’atteggiamento di Salvini nei confronti delle persone di etnia rom è salito agli onori della cronaca quando ha definito “zingaraccia” una donna agli arresti domiciliari nel campo nomadi di via Monte Bisbino, nella periferia nord di Milano, la quale aveva dichiarato a Il Giornale che il ministro dell’Interno doveva essere “colpito con un proiettile in testa” dopo che questo aveva disposto il censimento dei campi rom.
E intanto, in questi giorni, il video del leader della Lega che sbeffeggia la sardina emiliana Sergio Echamanov per aver balbettato durante una manifestazione a San Pietro in Casale, in provincia di Bologna, ha fatto il giro dei social. Così tanto che il ragazzo, che soffre di dislessia, ha annunciato l’intenzione di querelare Salvini per cyberbullismo.
Ma ai cronisti che, durante la conferenza, hanno fatto notare al segretario che l’antisemitismo va di pari passo ad altre forme di razzismo o di odio nei confronti di avversari, presi di mira con linguaggio aggressivo anche sulle sue pagine social, Salvini ha risposto:
“Il problema che può avere un quartiere per la presenza di un campo rom o le assurde accuse di razzismo per aver fatto il mio dovere da ministro nel controllare chi entra e chi esce dall’Italia sono lontanissime dal dibattito di oggi, che penso riguardi il passato ma soprattutto il futuro, quindi un conto è la gestione delle frontiere, un conto è gettare le basi per evitare il ripetersi di drammi storici che hanno portato a 6 milioni di morti”.
Per il leader del Carroccio le politiche restrittive nei confronti dell’immigrazione o di altri gruppi etnici come quello rom, adottate nel corso del mandato da ministro dell’Interno, non hanno nulla a che fare con il contrasto all’antisemitismo e la difesa dello stato d’Israele, di cui invece intende farsi paladino.