“La nomina di Mario Draghi con tanto di stretta di mano da parte di Papa Francesco alla Pontificia accademia delle scienze sociali non fu affatto un caso”, spiegano fonti di primo piano del Vaticano. È su di lui che Oltretevere puntavano ormai da tempo per il rilancio del paese, almeno da quando il Conte bis aveva cominciato a sfilacciarsi ed a mostrare tutti i propri limiti e debolezze.
La nomina alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, come già scrivemmo in tempi non sospetti, fu un’operazione propedeutica a più alti incarichi nello Stato italiano. “La personalità di Mario Draghi è vissuta con grande apprezzamento da parte di Papa Francesco (come non ricordare poi che Mario Draghi è stato allievo dei gesuiti del liceo Massimo di Roma?) sempre in grande sintonia con il cattolicissimo Sergio Mattarella” spiegano dalle “sacre stanze”.
D’altra parte cosa Bergoglio pensasse della politica lo aveva spiegato molto bene pochissime settimane fa: “La classe dirigenziale ha il diritto di avere punti di vista diversi e anche di avere la lotta politica. E’ un diritto: il diritto di imporre la propria politica. Ma in questo tempo si deve giocare per l’unità, sempre. Non c’è il diritto di allontanarsi dall’unità. La lotta politica è una cosa nobile, i partiti sono gli strumenti. Quello che vale è l’intenzione di fare crescere il Paese. Ma se i politici sottolineano più l’interesse personale all’interesse comune, rovinano le cose”. E ancora: “Tutta la classe dirigenziale non ha diritto di dire ‘io’ – deve dire ‘noi’ e cercare una unità di fronte alla crisi”.
Parole che, a rileggerle ora sembrano assolutamente profetiche ed in totale sintonia con quelle pronunciate nel discorso di fine anno dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella allorquando invitava le forze politiche a non sprecare “energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte”. Insomma, l’intesa tra Papa Bergoglio e il Quirinale non è mai venuta mancare. Come anche il comune apprezzamento per Mario Draghi.
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