Nei pur numerosi commenti alla formazione del Governo-Draghi, c’è un particolare che pochi hanno notato: una ministra, Mariastella Gelmini, mantiene tuttora il ruolo di consigliera comunale a Milano. Il doppio incarico dei politici è normato dalla legge, che prevede alcuni casi di incompatibilità.
Ad esempio, un parlamentare italiano non può nel contempo essere parlamentare europeo e nemmeno consigliere o assessore regionale. Può però essere consigliere comunale e infatti Gelmini è stata eletta a Palazzo Marino nel 2016 quando era già membro del Parlamento, dove poi è stata riconfermata nel 2018.
Il rapido volgere di eventi che ha portato al suo ingresso nel Governo solleva un problema di discrezionalità: se a buon senso i compiti di un ministro (anche se senza portafoglio) non lasciano spazio ad altro, la legge non impedisce questo tipo di doppio incarico.
Un caso analogo si era posto nel giugno 2018, quando Matteo Salvini era diventato ministro dell’Interno del Governo Conte I pur mantenendo il suo ruolo di consigliere comunale, sempre a Milano. Si sarebbe poi dimesso soltanto nell’ottobre successivo.
Il dibattito sull’interpretazione delle norme (la legge 88 del 2005 e la 148 del 2011) già allora aveva consentito di chiarire come un ministro possa rimanere consigliere comunale: è invece incompatibile (anche per deputati o senatori semplici) l’assunzione di una carica monocratica in enti pubblici territoriali con popolazione superiore ai 15.000 abitanti.
In poche parole: Mariastella Gelmini può decidere liberamente come comportarsi, non essendo vincolata ne’ dalla legge, ne’ da considerazioni di opportunità sull’impiego dei fondi pubblici: chi ha un compenso da parlamentare può tranquillamente fare a meno dei magri “gettoni di presenza” previsti per i consiglieri comunali. I quali, beninteso, se non si presentano in aula non guadagnano nulla.
Qui, però, si aprono considerazioni di altro genere, perché, stando ai dati disponibili sul sito del Comune di Milano, la consigliera Gelmini è di gran lunga la meno presente alle votazioni dei 48 rappresentanti dei cittadini, con appena il 4,58% di partecipazione.
Lo stesso sito ufficiale continua a riportare il suo nome all’interno tra i componenti del gruppo consiliare di Forza Italia, dove però il capogruppo non è lei, nonostante il suo spessore nazionale, ma il decisamente meno noto Fabrizio De Pasquale. La spiegazione più ovvia per entrambe le cose risiede proprio negli impegni nazionali di Gelmini.
La sezione relativa ai gruppi, però, è aggiornata al novembre 2019 e la biografia di Gelmini non riporta ancora il nuovo incarico come ministra per gli Affari Regionali e le Autonomie. Pertanto il lettore non può escludere l’eventualità che Gelmini abbia già deciso di lasciare lo scranno a Palazzo Marino e che semplicemente si debba aggiornare il sito comunale, cosa che però ai suoi colleghi non risulta.
Sul sito invece si trova il dato riguardante le “oltre 11.000 preferenze” raccolte nel 2016 (per la precisione furono quasi 12.000, cioè molte di più delle 8.025 di Salvini) che ne fecero la candidata in assoluto più votata dai milanesi di qualunque orientamento.
Su questo, in effetti, una valutazione di opportunità andrebbe fatta. Personalmente non sono tra chi rigidamente ritiene che una volta assunta una carica elettiva non si possa correre per un’altra prima di averla portata a termine. Bisogna valutare caso per caso e, nello specifico di Gelmini, chi l’ha votata ovviamente sapeva del suo ruolo da parlamentare. E, con tutta evidenza, non lo ha ritenuto un problema.
Però l’assunzione di un ruolo importante e impegnativo come quello di ministro cambia lo scenario: se anche Salvini ha optato per l’addio al consiglio comunale frequentato per un quarto di secolo, seppure dopo aver tergiversato per qualche mese, forse anche Gelmini alla fine farebbe meglio a lasciare il posto al primo dei non eletti. E’ pur vero che il mandato amministrativo milanese è ormai agli sgoccioli, ma credo che gli elettori apprezzerebbero comunque.
Ovviamente si tratta di opinioni e quella dell’interessata è l’unica che realmente conta. Interpellato nel merito da TPI, lo staff fa sapere che la ministra “prenderà una decisione nei prossimi giorni”.
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