Negli ultimi mesi si sono affollati gli appelli per una candidatura femminile alle primarie per la segreteria del Partito democratico. I lineamenti tratteggiati di questa candidata ideale corrispondevano sempre, però, a quelli di una donna immaginaria, perché nessun nome è stato mai fatto, nessun profilo concretamente individuato e soprattutto nessuna candidatura avanzata.
Da quando la donna c’è e risponde al nome di Maria Saladino, tuttavia, sembra che la cosa non vada bene più a nessuno. A denunciarlo è lei stessa: “La mia candidatura è stata ignorata non solo dai miei rivali, ma da tutti gli esponenti di punta del partito, e questo è avvenuto perché siamo vittime di un disegno”, dice.
Maria Saladino, 36 anni, vive a Castrovillari, in provincia di Cosenza. Laureata in Scienze politiche internazionali, per lavoro si occupa di euro-progettazione. Nel 2014 si inscrive al Pd, ispirata dal progetto di Matteo Renzi, e nello stesso anno si candida alle elezioni europee, ottenendo 26mila preferenze, senza riuscire tuttavia a essere eletta.
“Da quel momento, nonostante avessi ottenuto da sola un numero molto alto di preferenze, nessuno dalla dirigenza ha cercato di intercettarmi o quantomeno di non lasciarmi andare. Ho continuato comunque la mia militanza perché credo nei valori del Pd, prima che delle sue persone”, osserva.
Il simbolo che ha scelto per la sua campagna è quella della bambina che guarda il toro con aria di sfida in piazza a Wall Street, scultura di Kristen Visbal. La bambina è lei, il toro è il populismo e il pericolo di un Pd che guardi a destra.
Inizia a pensare alla sua candidatura qualche mese fa parallelamente alla creazione del progetto Piazzadem: “Vorrei far ripartire il Partito democratico dai circoli”, spiega Saladino. “Finora la base è stata ignorata, il mio progetto invece punta sulle realtà locali e cerca di ricucire lo scollamento tra il Pd e il Paese reale”.
Saladino denuncia di essere stata osteggiata in tutti i modi, fin dal giorno della presentazione della candidatura: prima dalla classe politica e poi indirettamente anche dalla stampa.
“Dopo la presentazione della candidatura non ho ricevuto né una chiamata, né qualsiasi altro tipo di messaggio dagli esponenti del partito. L’annuncio della mia candidatura non è stato riportato nemmeno da Democratica, che è il sito d’informazione ufficiale del Pd”, fa notare. “Sono stata invitata da quel momento a pochissimi dibattiti, a pochissimi incontri pubblici. C’è stato un tentativo chiaro di isolamento”.
E ancora: “Non è un caso nemmeno la scarsa attenzione che mi hanno riservato i mezzi di informazione, anche loro indirettamente coinvolti in questo ‘disegno’. Alla trasmissione Un giorno da pecora su Radio1 sono stata chiamata ad intervenire solo telefonicamente, mentre tutti gli altri candidati erano presenti in studio. Perché questa discriminazione?”.
Nel mirino anche Marina Sereni, vicepresidente del Pd dal 2009 al 2013, che, in una recente intervista ha dichiarato: “Non ci sono state le condizioni per una candidatura al femminile all’interno del partito, dobbiamo portare il congresso fuori dal Pd e iniziare a incontrare le donne della società civile fuori”. Ignorando così, di fatto, la candidatura di Saladino e dimostrando soprattutto di non voler nemmeno avviare con lei un dialogo per capire le ragioni che l’hanno portata a scegliere il percorso delle primarie.
“La solidarietà tra noi donne dovrebbe essere fondamentale. Sappiamo che essere donne in politica è un valore aggiunto sia per la nostra sensibilità che per la nostra intelligenza”, aggiunge Saladino.
L’ipotesi della candidata è che sia vittima di una sorta di “complotto” che avrebbe come destinatari tutte quei candidati che rappresentano una rottura rispetto al sistema e quindi una fonte di pericolo.
“Io sono una semplice iscritta al partito, non sono una candidatura studiata a tavolino. Penso che Renzi sia molto presente dietro le scelte dei nomi che sono stati fatti. Lui mi ha deluso”, osserva.
Nonostante tutto, però, “continuerò ad andare avanti”, dice. “So di non avere in termini di elettorato le possibilità numeriche dei miei avversari. D’altra parte loro stanno provvedendo a fare un tesseramento a tappeto per ottenere consensi e io questo non posso farlo”.
Saladino lancia allora ai suoi avversari un ultimo appello: “Invito tutti i galantuomini miei avversari a ritirarsi. È loro la responsabilità di questa crisi”, dice. “Se il Pd sarà in grado di andare avanti, lo potrà fare solo con volto nuovo. Altrimenti la fiducia della gente non la recuperiamo”.
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