In uno dei suoi editoriali di fuoco su Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio si è infuriato (ma non è il solo) per l’ultima copertina di L’Espresso in cui troneggia un primo piano poco lusinghiero del sindaco di Roma,Virginia Raggi.
Nel numero di L’Espresso uscito domenica 21 aprile, l’esponente M5s appare visibilmente imbruttita: accanto al suo volto invecchiato, la citazione della Raggi stessa: “Roma è fuori controllo”.
“L’ Espresso è appena uscito con una copertina al cui confronto la famigerata ‘Patata bollente’ di Vittorio Feltri su Libero diventa un’ innocua goliardata”, scrive il direttore de Il Fatto Quotidiano, secondo il quale questa scelta editoriale mortifica più i giornalisti che l’hanno fatta che il sindaco di Roma.
“Da quando, quasi tre anni fa, la Raggi fu eletta col 67% dei voti, non passa giorno senza che l'”informazione” la mostrifichi con ogni mezzo, come mai era accaduto a un politico incensurato e onesto”, scrive Travaglio.
“Ripetono che va giudicata sugli scarsi risultati della sua giunta (fra errori, ritardi, inefficienze e gaffe, si potrebbe riempire una Treccani). Ma poi mirano a ben altro: dipingerla come una delinquente, una corrotta, una fascista mascherata, una sgualdrina”, rincara il giornalista.
Perché, secondo il direttore de Il Fatto Quotidiano, dare dell’incapace a Virginia Raggi ormai non basta più: “In una città sgovernata per decenni da incapaci e ladri o complici di ladri che l’ hanno grassata e spolpata fino al midollo, se non si dimostra che ruba anche lei l’ accusa di inefficienza non basta. Pazienza se mai è stata sospettata di corruzione e dall’ unico processo, per falso, l’ hanno assolta”.
Marco Travaglio, le cui simpatie per il Movimento Cinque Stelle non sono mai state un mistero, si erge così a difensore di uno dei sindaci più impopolari della storia della capitale. E rincara, alludendo all’ipocrisia di chi inneggia al movimento femminista #MeToo, e poi non dice nulla quando ad essere umiliata pubblicamente è Virginia Raggi.
“Se qualcuno avesse azzardato qualcosa di simile per una Boldrini, una Boschi, anche una Carfagna, avremmo le piazze invase di femministe, appelli del MeToo, raffiche di denunce per sessismo, mobilitazioni della Federazione e dell’ Ordine, diktat del Garante”, scrive ancora il giornalista.
“Il mostro in copertina serve a riempire il vuoto pneumatico di contenuti”: contenuti inesistenti, secondo Travaglio, perché le “affermazioni choc” a cui allude il settimanale, (quelle registrate di nascosto dal presidente Ama Lorenzo Bagnacani), non differiscono in realtà in nulla da quanto detto dalla Raggi pubblicamente e in diverse occasioni.
Inarrestabile, Marco Travaglio continua nella sua difesa a spada tratta dell’ “indifesa” sindaca: “Proviamo a immaginare se un qualunque sindaco o politico venisse intercettato da un manager pubblico: quanti sarebbero quelli che si preoccupano dei problemi dei cittadini e chiedono a di risolverli, stilare bilanci veritieri, non premiare amministratori inefficienti, e quelli che invece chiedono favori per sé, posti per parenti e amici, mazzette o finanziamenti elettorali?”
Per il direttore, il “non-scandalo” Raggi “viene usato dalla stampa” per oscurare l’indagine per corruzione del sottosegretario della Lega Armando Siri e di Federico Arata il figlio dell’imprenditore Paolo Arata che oggi ha un contratto di consulenza con Palazzo Chigi firmato dal braccio destro di Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti.