Coronavirus, Macaluso: “Dopoguerra? No, la ricostruzione sarà diversa”
“Tra la situazione di oggi e il dopoguerra non vedo similitudini. Allora c’era speranza, oggi no”. Emanuele Macaluso, storico dirigente del Pci e parlamentare per sette legislature fino al 1992, commenta il paragone evocato in questi giorni da più parti tra la catastrofe della pandemia da Coronavirus e il dopoguerra. Macaluso, intervistato dall’Agi, dice che questo parallelismo non lo convince.
“Il mio primo lavoro a vent’anni era quello di levare le macerie da una scuola che era stata annientata. C’era stata la liberazione, la guerra finiva, e si sapeva perché c’era stata, perché il fascismo l’aveva scatenata, e perché finiva. Oggi non si sa nulla. Oggi sembra che non ci sia un perché”, dice l’ex dirigente. A differenza del dopoguerra, sottolinea, “questa è una tragedia che si vive individualmente oltre che collettivamente. Il dopoguerra era pieno di speranza, c’erano i grandi partiti, i sindacati, il popolo si organizzava per dare soluzione ai problemi, ci fu uno spirito di iniziativa comune per la ricostruzione. Oggi è diverso”.
Macaluso concorda col Papa, che oggi ha dichiarato che sempre più persone soffrono la fame e che questo “è l’inizio del dopo”. “Non sono credente, ma questo Papa ha il dato il senso di cosa veramente il nostro Paese sta vivendo. L’immagine del Papa in una piazza San Pietro deserta diceva tutto della tragedia che il Paese sta attraversando. Nel dopoguerra c’era l’assalto ai magazzini dell’esercito. La la gente andava a prendersi olio, formaggio, scatolette. Oggi la fame porta disperazione. Bisogna stare molto attenti”.
Per quanto riguarda l’Europa, Macaluso sottolinea: “Sono stato sempre europeista, ma oggi, purtroppo, non vedo le condizioni per cui l’Europa abbia uno scatto. Io non dispero, ma a questo punto per l’Europa è essere o non essere. Penso però che non ci siano forza e capacità per arrivare a una solidarietà. Qualcosa si vede. Per esempio, la Germania ha ospitato malati italiani. Ecco, ci deve essere mutualità non solo dei popoli ma dei governi”.
La preoccupazione maggiore è per l’economia. “Si porranno questioni terribili. Il commercio è spento, le fabbriche sono chiuse, anche giustamente per proteggere gli operai. In quale stato di prostrazione si troverà l’economia?”, si chiede Macaluso, convinto che per la ripresa ci vorrà ancora tempo. “Renzi propone di riaprire prima di Pasqua? Le solite chiacchiere. Tutti vogliono riaprire, imprenditori e lavoratori, ma questo dipende dalla condizioni. Io ho fiducia nel sindacato e negli imprenditori che hanno costruito qualcosa che non vogliono perdere. L’iniziativa per la ripresa sarà delle masse lavoratrici, dei sindacati e degli imprenditori”.
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