I vertici del Movimento Cinque Stelle stanno valutando di espellere i parlamentari che mercoledì voteranno contro la riforma del Mes, il Fondo salva Stati europeo che sta mettendo alla prova la tenuta del governo Conte. “Chi voterà contro la risoluzione scritta dai gruppi di maggioranza rischia quel che rischia chi va contro le decisioni del suo gruppo”, ha commentato il reggente Vito Crimi secondo il retroscena pubblicato oggi su Repubblica.
Dopo l’assemblea di ieri, il confronto interno tra ribelli o i governisti M5S prosegue oggi con la riunione dei capigruppo al Senato e alla Camera, per discutere della risoluzione che riguarda il Fondo salva Stati. A rivolgere un appello alla “responsabilità” di deputati e senatori grillini ieri è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. “Non solo auspico massima unità e compattezza ma considero irresponsabile votare contro il presidente del Consiglio”, ha dichiarato l’ex capo politico M5S.
Il voto riguarda la riforma europea e non la richiesta del prestito del Mes, che è ormai rifiutata da tutto il Movimento. Ma contro la riforma si è schierata nei giorni scorsi una fronda dei Cinque Stelle composta da oltre 50 parlamentari, che hanno inviato una lettera ai vertici M5s in vista del voto del 9 dicembre in Parlamento, quando il premier Giuseppe Conte farà le sue comunicazioni alla vigilia del Consiglio Ue. La speranza, dopo l’assemblea, è che molti scelgano di non essere in aula evitando di votare contro.
Ma il Mes non è l’unica questione aperta nel Movimento: l’altro dossier – in parte collegato – è quello della “resa dei conti” con Casaleggio. “Davide vuole far cadere Conte”, è il commento di uno dei massimi dirigenti pentastellati, che propone lo stop ai finanziamenti diretti all’associazione Rousseau. I 300 euro che ciascun eletto è costretto a versare, da ora in poi, dovrebbero finire su un conto corrente intestato ai 5 Stelle, dopo il voto della prossima settimana sul documento uscito dagli Stati generali, con la nomina di Claudio Cominardi come nuovo tesoriere.
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