M5s stipendi non restituiti | Lista | Fico | Toninelli
M5s stipendi – C’era una volta l’autoproclamato “partito degli onesti”, che per semplicità chiameremo Movimento 5 Stelle, quello dove cittadini comuni prestati alla politica ed eletti nelle istituzioni si tagliavano uno stipendio a loro dire ingiustificato per “restituirlo” alla comunità.
La favola restò senza macchia fino a febbraio del 2018, vigilia delle elezioni politiche, quando si scoprì che una serie di parlamentari raggiravano quegli elettori così attenti allo spessore dell’altrui portafoglio revocando i bonifici fatti sul conto delle “restituzioni” dopo averli dichiarati sulla piattaforma web dedicata.
Da allora sono passati un anno e 4 mesi, l’autoproclamato “partito degli onesti”, che per semplicità chiameremo Movimento 5 Stelle, è di fatto sotto il totale controllo della Lega di Matteo Salvini, ha perso milioni di voti e di molti sogni di gloria è rimasto uno sbiadito ricordo.
La cosiddetta “democrazia dal basso”, che fu tanto cara all’antico Guru, Gianroberto Casaleggio, non è mai stata realmente attuata, malgrado l’illusione delle votazioni sulla famigerata piattaforma Rousseau, su cui pesano forti sospetti di manipolazioni.
M5s stipendi | I casi delle “dissidenti” Giannone e Vizzini
Di fatto a decidere sono in pochi e lo fanno in maniera assai poco trasparente, mettendo alla porta quei dissidenti che non condividono tali decisioni. Le ultime due parlamentari a farne le spese sono state la pugliese Veronica Giannone e la siciliana Gloria Vizzini, accusate di aver votato in difformità rispetto al gruppo, di aver presentato emendamenti e di aver partecipato a conferenze stampa.
Insomma: accusate di aver svolto le funzioni di parlamentari della Repubblica Italiana e derogando in qualche caso alla funzione di pedine pigiabottoni imposta a tutti gli eletti dall’autoproclamato “partito degli onesti”, che per semplicità chiameremo Movimento 5 Stelle.
Ad aggravare la posizione delle due ex grilline, come si legge dal post di espulsione pubblicato il 1 luglio sul “blog delle stelle”, la “mancata restituzione forfettaria dal mese di ottobre 2018 a cui sono tenuti per regolamento tutti i parlamentari eletti del MoVimento 5 Stelle”. Un vero scandalo!
Vada per il voto difforme su questioni controverse come il cosiddetto “decreto sicurezza”, vada per una conferenza stampa sul 5G, ma i mancati versamenti sul conto del “comitato per le restituzioni” presieduto da Luigi Di Maio, e dai capigruppo di Camera e Senato, Francesco D’Uva e Stefano Patuanelli, è un affronto troppo forte: per molti elettori dell’autoproclamato “partito degli onesti”, che per semplicità chiameremo Movimento 5 Stelle, gli eletti possono essere anche dei perfetti incapaci, basta che restituiscano il maltolto.
Poco importa che quelle cifre vengano gestite in maniera non proprio trasparente e che in parte finiscano nelle casse dell’Associazione Rousseau presieduta da Davide Casaleggio. Le due infedeli in poche ore erano date in pasto all’ira della rete e la più grave delle loro colpe era ovviamente quella di essersi “tenute il malloppo”.
M5s stipendi | I parlamentari che non li restituiscono
Peccato che a tenerselo non siano state le sole e che molti nomi eccellenti dell’autoproclamato “partito degli onesti”, che per semplicità chiameremo Movimento 5 Stelle abbiano fatto lo stesso. Alla Camera dei deputati sono infatti ben 17 i parlamentari che non versano nell’obolo grillino dall’ottobre del 2018.
Tra loro spicca Roberto Fico (Presidente della Camera), Federica Dieni (membro del direttivo M5S), Marta Grande (Presidente Commissione Affari Esteri), Vallascas Andrea (Capogruppo della Commissione Attività Produttive), Dalila Nesci (organizzatrice dei seminari di Parole Guerriere).
Altri non versano da novembre 2018, tra cui Daniele Del grosso (delegato d’aula), Gianluca Vacca (sottosegretario del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali) Carla Ruocco (Presidente Commissione Finanze). Meno “cattivi” Diego De Lorenzis (Vice Presidente Commissione Trasporti) e Federico D’Incà (questore) che hanno “restituito” per l’ultima volta nel dicembre del 2018.
A Palazzo Madama sono invece in 6 a non versare da ottobre dello scorso anno: il nome che spicca è quello del Ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli.
Laconico il commento a TPI dell’espulsa Veronica Giannone: “Tra le varie accuse che sono state mosse dal mio ex capo gruppo Francesco D’Uva e dal Movimento tramite il Blog delle Stelle, vi è anche la mancata restituzione. Ho già spiegato che in realtà le donazioni sino a dicembre l’ho effettuate, anche se ad un ente differente perché, per quanto sia poco comprensibile all’esterno, è insensato donare a un conto privato dei soldi che dovrebbero andare ai cittadini”.
“È legittimo porsi la domanda: cosa c’è dietro? Ma non solo, io e la collega la Gloria Vizzini siamo state espulse e la nostra posizione sul ti rendiconto è stata cancellata a differenza di altri colleghi espulsi precedentemente. Come mai? Il Movimento aveva timore di far vedere che la nostra posizione non era differente da quella di tanti altri colleghi. Non avrebbe potuto utilizzare questa scusa, è questo il punto!”.
Morale della favola: se Di Maio e Casaleggio agissero senza utilizzare due pesi e due misure, dovrebbero espellere un bel po’ di furbetti. Ciò comporterebbe non pochi problemi perché in un colpo solo perderebbero il Presidente della Camera, il Ministro dei Trasporti e la maggioranza che tiene in vita il Governo nell’aula del Senato.
Verosimilmente finirà tutto con una tirata d’orecchie virtuale e un invito a regolarizzare i pagamenti e gli interessati se la caveranno con scuse tipo “mio padre è rimasto chiuso nell’autolavaggio”. In fondo nell’autoproclamato “partito degli onesti”, che per semplicità chiameremo Movimento 5 Stelle, l’onestà è spesso un optional. Specialmente quella intellettuale.
QUI LE SCHERMATE PRESE DA DALLA PAGINA DEL M5S CHE TESTIMONIANO LE MANCATE RESTITUZIONI
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