Dopo una giornata di scontri e botte e risposte via social e via interviste, Giuseppe Conte chiarisce il suo intento una volta per tutte: “Questo progetto politico evidentemente non lo voglio tenere nel cassetto, perché non può essere la contrarietà di una singola persona a fermare questa proposta politica che ritengo ambiziosa e utile anche per il paese”. La strada sembra essere una: l’ex premier è pronto ad avviare una scissione dai 5 Stelle per fondare un partito tutto suo.
Ricapitolando gli stracci volati negli ultimi due giorni: il fondatore Beppe Grillo aveva accusato Conte di avere “una visione seicentesca del M5S”, l’ex presidente del Consiglio dal canto suo lo ha accusato di “essere un padre padrone”. A fine serata Giuseppe Conte avverte: “Ho agito sempre in trasparenza. Sono pronto a pubblicare lo scambio di mail con Grillo, se lui mi autorizza”.
Quello che resta meno chiaro è il futuro del Movimento. Su questo fronte, si trova in una pessima posizione il capo politico reggente, Vito Crimi. Grillo gli ha ordinato di passare attraverso la piattaforma Rousseau entro e non oltre 24 ore. E nel caso di insuccesso “sarà ritenuto direttamente e personalmente responsabile per ogni conseguenza dannosa dovesse occorrere al Movimento”, secondo Grillo. La risposta di Crimi? Ha minacciato le dimissioni dal Comitato di garanzia ed anche la sua permanenza nello stesso M5S. E come lui anche gli altri componenti, Giancarlo Cancelleri e Roberta Lombardi, minacciano di fare lo stesso.
Intanto, dalla Bolivia arriva anche l’intervento di Alessandro Di Battista: “Il Movimento metta subito ai voti l’uscita dal governo Draghi”. Ma dall’Assemblea che si è tenuta a fine serata in via di Campo Marzio sembra ancora balenare la speranza di un ricongiungimento, una mediazione che potrebbe ancora evitare la scissione. Una cosa è certa: qualsiasi strada verrà presa, si dovrà ricominciare dalle macerie.