Il reggente M5S Vito Crimi ha dato ufficialmente il via agli Stati generali, il percorso lungo un mese che deciderà il futuro del Movimento Cinque Stelle: un percorso che si chiuderà con un’assemblea fisica a Roma il 7 e 8 novembre e l’elaborazione di un documento finale che sarà sottoposto al voto della rete.
Lo svolgimento degli Stati generali si preannuncia tuttavia tutt’altro che sereno, mentre già filtrano spaccature, risentimenti e astio tra le diverse anime del Movimento e i rapporti tra figure di spicco e i gruppi parlamentari sembrano ormai del tutto logorati. Come lo ha definito Riccardo Bocca nella sua videolettera su TPI, M5S è ormai diventato “un reality zeppo di faide interne”. Ora il tentativo estremo è quello di evitare una scissione tra l’asse Grillo-Di Maio e quello Casaleggio-Di Battista, ma diversi nodi restano ancora sul tavolo.
Gli Stati generali
Crimi ha garantito che “saranno partecipati dal basso e sarà un momento di coinvolgimento globale di tutti i nostri iscritti”. Ad iniziare saranno le assemblee regionali e provinciali, che saranno convocate dai facilitatori regionali. Le assemblee “stileranno un documento per mettere insieme i temi da porre in primo piano nell’agenda politica del MoVimento, come realizzarli e quindi che organizzazione dobbiamo darci e quali regole servono per raggiungere quegli obiettivi”.
Alcuni rappresentanti sarà designato dalle assemblee per recarsi a Roma nella due giorni del 7-8 novembre e discutere “in un’assemblea che non avrà un potere deliberante, perché l’ultima parola spetta sempre all’assemblea degli iscritti”. Alla fine, “i singoli tavoli dovranno produrre una sintesi dei lavori e di tutte le questioni che devono essere affrontate o messe in discussione. Le sintesi dei lavori domenica pomeriggio sfoceranno in una assemblea, che prevederà un dibattito pubblico in streaming”. L’ultima parola, poi, sarà il voto online degli iscritti a Rousseau.
La questione della leadership
Uno dei principali punti su cui saranno chiamati a decidere gli Stati generali è quello della guida del Movimento. In un’intervista al Fatto quotidiano, Crimi ha dichiarato che la scelta tra un capo politico o gestione collegiale si svolgerà sulla piattaforma Rousseau solo dopo l’assemblea di Roma. Ma il tema sarà di certo argomento di discussione.
Se Beppe Grillo, Luigi Di Maio e altri “big” puntano al superamento del capo politico, per dare vita a una gestione collegiale ed essere meno legati all’associazione Rousseau, Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista non sembrano essere di questo parere. Per Casaleggio, infatti, deve rimanere centrale il principio della democrazia diretta, mentre per Di Battista il rischio è quello di rinunciare al ruolo di possibile nuovo capo politico ed entrare in un direttorio in cui si troverebbe in minoranza.
La rottura con Casaleggio
Uno dei punti cruciali per il futuro del Movimento è il ruolo e il rapporto con Davide Casaleggio. Il figlio del fondatore è ormai in guerra aperta con gli eletti del M5S e lo ha detto chiaramente nel suo contestato post sul Blog delle Stelle: se M5s diventerà un partito io prenderò un’altra strada. Un commento che è stato condannato pubblicamente dal Comitato dei garanti – composto da Vito Crimi, Roberta Lombardi e Giancarlo Cancelleri – tramite un post sulla pagina Facebook ufficiale del Movimento Cinque Stelle.
“Il Blog delle Stelle è il canale ufficiale del Movimento 5 stelle e Davide Casaleggio non ricopre alcuna carica nel Movimento 5 Stelle”. Il post, si legge, “rappresenta una sua iniziativa, personale e arbitraria, diffusa attraverso uno strumento di comunicazione ufficiale del Movimento 5 Stelle”. Il rischio, tuttavia, è che – nel caso in cui si arrivi alla scissione – Casaleggio porti in tribunale la questione dei finanziamenti, dell’uso del simbolo M5S e del Blog delle Stelle. Con conseguenze imprevedibili per il Movimento.
Lo scontro sui due mandati
Al di là delle lotte intestine per la leadership del Movimento, tuttavia, c’è anche il nodo – indigesto per molti parlamentari – della questione dei due mandati, che impedisce a chi è già stato eletto due volte in parlamento di ricandidarsi. Per Crimi la questione “non è in discussione“, ma non tutti la pensano come lui.
“Lo scontro vero secondo me è tra chi vuole derogare alla regola dei due mandati e chi non vuole”, ha dichiarato l’ex ministro della Salute Giulia Grillo ad Huffington Post. “Sicuramente è importante non perdere l’esperienza dei due mandati per nutrire ancor di più il Movimento al suo interno”, ha aggiunto, “però chi si è candidato sapeva benissimo sin dall’inizio che oltre i due mandati non si sarebbe potuto andare. Siamo stati eletti anche per questo. È una sorta di vincolo che abbiamo con gli elettori e non va derogato assolutamente”. Ma sarebbero molti i deputati e i senatori a cui questo divieto non va giù.
Ira sul Comitato Italia a 5 stelle
L’ultima crepa nel Movimento riguarda infine un verbale di assemblea dei componenti del Comitato Italia a 5 stelle 2019, costituitosi l’anno scorso per l’organizzazione della festa pentastellata. Il documento risale a gennaio, e precisamente al giorno prima del passo indietro di Luigi Di Maio, ma soltanto adesso sta accendendo lo scontro all’interno dei gruppi parlamentari M5S. Del Comitato fanno parte solo i vertici dell’associazione Rousseau, ma non Davide Casaleggio, né alcun esponente dei gruppi del M5S.
La riunione, che si è tenuta a Roma negli uffici del Vicario, alla presenza del notaio Amato, sono state decise alcune modifiche dello statuto, che hanno trasformato il Comitato “Italia a 5 stelle” in “Comitato iniziative 5 stelle” e hanno allungato i tempi della sua durata fino al 31 dicembre 2022 (due anni dopo quella che sarebbe dovuta essere la data di cessazione attività).
“Il Comitato ha lo scopo – si legge all’articolo 4 – di curare attivamente l’organizzazione, la promozione, il coordinamento e la gestione delle manifestazioni, eventi ed iniziative del Movimento 5 stelle e del Team del futuro, nonché ogni altra attività di utilità sociale anche a sostegno di eventi terzi per il raggiungimento degli scopi del Comitato”.
“Nessuno ha dato il mandato a questo comitato di agire a nome del Movimento 5 stelle”, è la protesta del gruppo parlamentare. “È la prova che gestiscono tutto da soli”. Il secondo punto riguarda la gestione dei fondi. “Noi versiamo quasi dieci milioni all’anno e non sappiamo dove vanno”, ha dichiarato un ‘big’ M5s citato da Agi. La festa “Italia a 5 stelle” quest’anno non si è tenuta ma i pentastellati versano per le iniziative sui territori mille euro al mese e all’anno ne devono dare altri 3mila proprio per Italia 5 stelle. “Veniamo trattati come dei bancomat”, si sfoga un altro deputato. “Non c’è chiarezza. Chi ha dato il via libera a questo comitato? Con quale fine?”. Un altro nodo che gli Stati generali potrebbero essere chiamati a sciogliere.
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