M5S, scontro su Di Maio: la raccolta firme
Stop alla leadership di uno solo, sì invece a un direttorio. Che sia composto da persone elette dagli iscritti e non da nominati. Nel Movimento 5 stelle è scontro sul capo politico Luigi Di Maio e una frangia di parlamentari, senatori in particolare, sta tentando di modificare lo statuto per spodestare il ministro degli Esteri, messo alla guida del M5s con l’investitura di Beppe Grillo.
“Di Maio non è il problema, anzi non è mai stato accentratore né autoritario, ma io credo che non sia accettabile che le cariche più alte non siano elettive. Le nostre regole ormai stridono fortemente con i principi della democrazia che rivendichiamo”. Le parole del senatore Primo Di Nicola riassumono il pensiero dei cosiddetti “rivoltosi” del M5s.
A guidare la fazione degli scontenti sono Danilo Toninelli, ministro “silurato” con la nascita del Conte bis; Nicola Morra, presidente della Commissione Antimafia; e Mario Giarrusso. Assieme a Toninelli, altre due ex ministre sono diventate oggi fiere oppositrici di Di Maio: Giulia Grillo e Barbara Lezzi.
A una riunione di ieri pomeriggio, 24 settembre 2019, convocata per la nomina del nuovo capogruppo al Senato (che non è arrivata), Morra ha rilanciato una sua vecchia idea: allargare la leadership. E in fretta ha conquistato il favore di quei big che sono rimasti scontenti dal nuovo corso giallorosso, con l’accordo PD-M5S, che li ha messi alla porta.
Il senatore Emanuele Dessì si è velocemente lanciato in una raccolta firme per indire un’assemblea che modifichi il regolamento del M5s e attribuisca alla stessa assemblea la possibilità di modificare lo Statuto (possibilità che al momento è solo del capo politico). Le firme raccolte sono già 70 sulle 107 necessarie. La proposta di Dessì è la costituzione di un comitato a dieci.
“È arrivato il momento che Grillo e Casaleggio facciano un atto di generosità e regalino il Movimento al Movimento”, conclude Di Nicola. E Giarrusso aggiunge: “Stanno svendendo i principi del Movimento”. Conclude Morra: “Nessuna lite, solo un esercizio di democrazia”.
Di Maio: “Giusto che ci sia chi non è d’accordo con me”
In Senato, insomma, la paglia sta bruciando e c’è anche chi parla di possibile scissione nel caso in cui non si riesca a cambiare qualcosa nella gestione della leadership del M5S con Di Maio.
Di Maio, da parte sua, travolto da questo dissenso mentre si trova ancora a New York, dove ha partecipato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sul clima, non dà segni di preoccupazione. “Sono stato eletto capo politico con l’80 per cento di preferenze, non con il 100 per cento ed è giusto che ci sia chi non è d’accordo”, ha ammesso.
“Ma far passare quelle 70 firme per 70 firme contro di me…”, si lamenta il ministro degli Esteri ai microfoni di Rainews24. A Palazzo Madama, ovviamente, ci sono anche senatori a difesa di Di Maio, come Mauro Coltorti, Sergio Vaccaro e Marco Croatti.
“Ci sono persone che potrei definire amiche e con cui lavoro ogni giorno che mi hanno chiamato e mi hanno detto che è un grande malinteso: ‘non è contro di te ma per rafforzare il gruppo parlamentare'”, ha concluso.
La nomina del capogruppo
La tensione nel M5s su Di Maio, d’altronde, potrebbe chiudersi anche con la nomina del capogruppo pentastellato al Senato. Per il posto di Stefano Patuanelli, oggi ministro per lo Sviluppo economico del Governo Conte bis, era stato fatto proprio il nome dell’ex ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli.
Una scelta che non era andata giù a molti nel Movimento. E che, alla luce degli ultimi sviluppi, potrebbe non essere più gradita nemmeno al leader Di Maio. A meno che questa nomina non possa servire a far tornare la pace.