M5S, spunta la corrente contro Di Maio
L’apertura della crisi di governo, scatenata da Matteo Salvini a inizio agosto, e la nascita del governo Conte bis hanno compromesso la compattezza del M5S al punto che all’interno del partito è nata una corrente contro il capo politico Luigi Di Maio. È la situazione descritta oggi dal quotidiano Repubblica in un articolo di retroscena di Annalisa Cuzzocrea che racconta chi nel movimento rema contro il ministro degli Esteri e tifa per l’esponente più scettico rispetto all’alleanza con il Pd, l’ex deputato Alessandro Di Battista.
Nel gruppo degli “scontenti” del Movimento 5 Stelle ci sarebbero innanzitutto due ex ministre, Giulia Grillo, che il 19 settembre sui social ha condiviso un post con cui Di Battista attaccava il Partito Democratico, e Barbara Lezzi, che ha criticato in maniera netta il ministro Vincenzo Spadafora per aver osato dire che l’ex parlamentare “è stato” e non “è” un riferimento importante e che non gradisce le intese sul territorio con il Dem.
A dirsi “totalmente d’accordo” con l’ex ministra per il Sud è un europarlamentare, Ignazio Corrao, che in Europa si sta comunque battendo per un’alleanza con i Verdi.
La corrente M5S
Altri nomi dell’area che più o meno fa riferimento a Di Battista, spiega ancora Repubblica, sono poi quello del senatore Gianluigi Paragone, estremamente scettico sull’intesa con il Pd, e del viceministro allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni, che voleva andare all’Economia e ha detto di voler incontrare l’ex deputato il prima possibile.
Infine, l’ex ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, che vorrebbe dal candidarsi alla guida del gruppo M5S al Senato, proprio il posto che Di Maio gli aveva affidato prima di indicarlo come ministro. Toninelli non è stato difeso da Di Maio, quando è stato travolto dalle critiche. Lo ha fatto invece Dibba, che lo ha difeso descrivendolo come coraggioso che ha combattutto “contro il sistema”. Di Maio è avvertito.
Le tensioni nel M5S sono iniziate con la scelta di seguire la linea dettata da Beppe Grillo a metà agosto di tentare un’intesa con il Pd. Il via libera dei Dem per la conferma del premier Giuseppe Conte a Palazzo Chigi ha contribuito ad evitare scontri, ma non è mancato il dissenso per un’intesa con un partito attaccato frontalmente per oltre un decennio. Non sembra essere bastato nemmeno l’ok degli iscritti con il voto sulla piattaforma Rousseau all’accordo a compattare del tutto i big dopo la nascita del nuovo governo. Saldamente schierati sul fronte governista è l’ala vicina al presidente della Camera Roberto Fico.