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    Liliana Segre: “Mio zio era molto fascista, si sposò in camicia nera, ma nel ’38 gli ritirarono la tessera”

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 11 Feb. 2020 alle 14:22 Aggiornato il 11 Feb. 2020 alle 14:24

     

    Liliana Segre: “Mio zio era molto fascista, si sposò in camicia nera, ma nel ’38 gli ritirarono la tessera”

    La senatrice a vita Liliana Segre è intervenuta oggi nell’Aula del consiglio regionale lombardo, portando la sua testimonianza di sopravvissuta all’Olocausto. Durante l’intervento, Segre ha raccontato che suo zio era un fervente fascista e che aveva creduto nel fascismo fino a quando, nel 1938, gli fu ritirata la tessera.

    “Mio zio era molto fascista, aveva creduto nel fascismo e pur amando molto mio padre che era assolutamente antifascista, litigavano bonariamente”, ha spiegato la senatrice, “al di là delle idee diverse c’era un grande amore e unione famigliare”, ha aggiunto.

    “Lo zio si sposò in camicia nera nel ’37 e già nel ’38 (l’anno di emanazione delle leggi razziali, ndr) si è visto ritirare la sua tessera di ufficiale in congedo”, ha proseguito Liliana Segre. Fu questo a provocare il crollo della sua fede nel fascismo, a cui aveva aderito negli anni Venti.

    “Fu una mazzata che ricevettero molti italiani di religione ebraica”, ha sottolineato la senatrice. Da quel momento “si tagliò via dalle foto del matrimonio perché si era sposato in camicia nera e si vergognava”, ha concluso la senatrice a vita.

    Segre ha parlato anche del nonno Giuseppe, “un milanesone di origini modeste” che “non ci aveva trasmesso altro che il suo essere milanese e italiano”, lo ha descritto. “L’idea che il nonno fosse stato deportato in quella situazione è una cosa che non affronto mai – ha confessato la senatrice -, ma oggi ve ne voglio parlare per la sua milanesità, il suo orgoglio di essere di Milano, di parlare di tutto quello che la riguardava, deportato per la colpa di esser nato vecchio e malato”.

    Liliana Segre è stata accolta da un applauso e dai consiglieri regionali della Lombardia in piedi nell’Aula del Pirellone. Poco prima di entrare in aula, ha visitato insieme al governatore Attilio Fontana e al presidente del Consiglio regionale Alessandro Fermi, la mostra organizzata al Pirellone dal Museo della Brigata ebraica e dall’Associazione Figli della Shoah.

    “Mi farebbe piacere se il presidente Attilio Fontana volesse organizzare una volta una visita al binario 21” del Memoriale della Shoah, a Milano, “con tutti i consiglieri, un luogo che sicuramente non tutti conoscono”, ha detto la senatrice. “Io, essendoci passata, farei da guida”.

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