Liliana Segre, la lettera del figlio Alberto: “Non vi meritate mia madre”
“A voi che non vi alzate in piedi davanti a una donna di 89 anni, che non è venuta lì per ottenere privilegi o per farsi vedere più brava ma è venuta da sola (lei sì) per proporre un concetto libero dalla politica, un concetto morale, un invito che chiunque avrebbe dovuto accogliere in un mondo normale, senza sospettosamente invece cercare contenuti sovversivi che potevano avvantaggiare gli avversari politici. A voi dico: io credo che non vi meritiate Liliana Segre!”. Questo è il passaggio più duro e toccante di una lettera scritta domenica 3 novembre sul Corriere della Sera dal figlio primogenito della senatrice a vita Liliana Segre, Alberto Belli Paci, dopo l’astensione dei senatori di centrodestra per la votazione sulla Commissione razzismo, antisemitismo, istigazione a odio e violenza.
Il tema che più di ogni altro indigna il figlio della senatrice è la strumentalizzazione: “Guardatevi dentro alla vostra coscienza” scrive Alberto Belli Paci. “Ma voi credete davvero che mia madre sia una che si fa strumentalizzare? – continua – Con quel numero sul braccio, 75190, impresso sulla carne di una bambina? Credete davvero che lei si lasci usare da qualcuno per vantaggi politici di una parte politica in particolare?”.
La lettera è un duro attacco: ” Siete fuori strada. Tutti. Talmente abituati a spaccare il capello in quattro da non essere nemmeno più capaci di guardarvi dentro. Lei si aspettava accoglienza solidarietà, umanità, etica, un concetto ecumenico senza steccati, invece ha trovato indifferenza al suo desiderio di giustizia”.
“Guardatevi dentro alla vostra coscienza – continua il figlio della senatrice – Ma voi credete davvero che mia madre sia una che si fa strumentalizzare? Con quel numero sul braccio, 75190, impresso nella carne di una bambina? Credete davvero che lei si lasci usare da qualcuno per vantaggi politici di una parte politica in particolare? Siete fuori strada. Tutti. Talmente abituati a spaccare il capello in quattro da non essere nemmeno più capaci di guardarvi dentro”.
Belli Paci conclude: “Lei si aspettava accoglienza solidarietà, umanità, etica, un concetto ecumenico senza steccati, invece ha trovato indifferenza al suo desiderio di giustizia”.