Tanto tuonò che piovve e la notizia non poteva che arrivare direttamente da Enrico Letta, segretario PD: voglio due donne alla guida dei gruppi parlamentari del Pd di Camera e Senato. “Non posso immaginare – spiega in un’intervista domenicale al Tirreno – che nel nostro partito ci siano solo volti maschili al vertice. Non possiamo essere quelli con uomini al comando e donne vice, quando va bene. Servono leadership mischiate, specie adesso che in Europa ci sono Angela Merkel, Ursula Von der Leyen e Christine Lagarde. Per me questo è un passaggio chiave”.
Insomma, il pisano “lancia il sasso nello stagno delle correnti e aspetta di vedere l’effetto che fa” spiegano dal Nazareno. Una proposta, quella del neo segretario, che difficilmente potrà essere bocciata dai gruppi di Camera e Senato: sarebbe a rischio la tenuta stessa del partito appena uscito da settimane di tribolazioni (con buona pace di chi spera in un esito diverso magari puntando su qualche “cavallo di ritorno” proprio a ridosso dell’annuncio lettiano).
Così mentre i fedelissimi di Letta si affrettano a spiegare il senso di questa iniziativa come “forte e in qualche modo inattesa” il mantra è “si cambi e si indichino due donne”. Un modo anche per far capire a qualche “maschietto” renitente che non è il caso di fare le barricate. L’importante per il neo segretario dem è intanto cambiare i due capigruppo e magari, in seguito, provare a “rimescolare le appartenenze”.
Ecco perché, spiegano dal suo entourage, con queste prime nomine (a cominciare dalla scelta dei vice e della segreteria nazionale) Enrico Letta sta di fatto “rottamando” le correnti, quasi fosse un novello Renzi. Ovviamente in queste ore impazza il totonomi. La domanda chiave è: data per scontata l’autonomia dei gruppi parlamentari, chi vorrebbe il neo segretario come capogruppo alla Camera? Il nome più gettonato è quello della De Micheli, fedelissima della prima ora a cui sarebbe già stata chiesta disponibilità. Ma girano anche altri nomi come quello della Serracchiani e della Madia (oltre alla Morani).
E per il Senato? Qui la partita si complica: “Farà scegliere a Base Riformista” giurano i bene informati. Il nome? Il più gettonato è quello di Simona Malpezzi (che però è sottosegretaria con Draghi). Da non escludere quindi i nomi di Roberta Pinotti, Valeria Fedeli e Anna Rossomamdo. Insomma, se per la Camera in pole c’è decisamente la De Micheli per il Senato l’ipotesi più probabile è quella di una sfida a due tra Malpezzi e Pinotti.