Domani sarà il giorno dell'”incoronazione” di Enrico Letta; accadrà in un’assemblea “elettronica” dai tempi rigorosamente contingentati per via dell’emergenza Covid. Un’assemblea convocata in veste di seggio elettorale, un modus operandi diverso dal solito. Il momento più importante, con il discorso del nuovo leader, alle 11.45. Dal fronte Zingaretti c’è quasi euforia.
I sondaggi premiano la scelta delle sue dimissioni (+7 nell’ultima settimana, con il 59% degli elettori Pd che approva il suo gesto di dimettersi); con Letta i rapporti sono eccellenti, nella Regione Lazio in giunta sono appena entrati i grillini, un modo per tracciare il solco anche a livello nazionale ed evitare “sbandate” future. Sul fronte governo, con Draghi i rapporti erano inesistenti prima e saranno inesistenti anche dopo le dimissioni ma questo per Zingaretti poco cambia.
“Ora Nicola si è ripreso la sua libertà, gli ex renziani lo avrebbero logorato fino ad ottobre e dopo le comunali cacciato. Lui li ha anticipati e si è rimesso in campo. Con un gradimento molto alto. È praticamente rinato”, dicono i suoi. “Letta a capo del Pd e Conte a capo dei 5Stelle rappresentano due degli esponenti più antirenziani che esistono in Italia. È la vendetta postuma di Nicola”, aggiungono sornioni. L’era Draghi ha sicuramente fatto voltare pagina alla politica italiana: è così nei partiti, nelle alleanze e soprattutto nel Pd dove ci sarà molto da riscrivere.
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