“Non abbiamo fallito, dateci tempo e il muro franco-tedesco cadrà”, dicono dal quartier generale della Lega, dopo le nomine in Europa che hanno dimostrato (com’era facile prevedere mantenendo uno sguardo appena un po’ più largo dei gattini e della Nutella del ministro Salvini) l’irrilevanza politica del partito del capitano e dei sovranisti che avrebbero dovuto ribaltare l’Europa.
La ministra della Difesa tedesca (molto vicina alla Cancelliera Merkel) Ursula van der Leyen alla guida della Commissione Europea, l’ex direttore del Fmi Christine Lagarde a capo della Bce e l’eurodeputato del Pd David Sassoli, eletto presidente del parlamento Ue sono la fotografia di un fallimento politico dei partiti di governo (Lega e gli asserviti M5S) su tutti i fronti.
Altro che lo sbarco di una Ong: le consultazioni di Bruxelles e Strasburgo dimostrano che l’uomo forte Salvini può avere presa sugli sfinteri di una parte della popolazione italiana ma è condannato a valere come un due di picche in ambito internazionale.
Ve li ricordate i leghisti il giorno dello spoglio delle elezioni europee? Si strizzavano di gioia facendo credere agli illusi sovranisti de noartri di avere davvero la forza di cambiare l’Europa come se davvero la politica fosse un gioco da condurre con qualche diretta social o qualche bacione mandando agli avversari, assolutamente incapaci di costruire qualsiasi relazione internazionale e di avere una qualche credibilità europea.
Ricordano il tempo in cui i loro alleati di governo promettevano di aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno e invece se ne stanno lì belli saluti nei loro posti di potere completamente appiattiti alle posizioni che garantiscono la loro autopreservazione.
E più comico delle intenzione risulta il cumulo di reazioni: “queste nomine non sono un fallimento della Lega, ma dimostrano quanto nelle roccaforti europei gli accordicchi contino più del voto dei cittadini”, dice l’eurodeputata leghista Susanna Ceccardi. Mancano solo le risate finte di sottofondo. Oppure: “Se verrà attuato quello che è stato promesso, cioè l’assegnazione del commissario alla Concorrenza all’Italia, sicuramente può essere un ottimo risultato”, dice Francesca Donato, già promotrice del progetto “Eurexit””.
E ancora: “Vediamo nei prossimi cinque anni se riusciamo a cambiare qualcosa poi ne riparliamo, la fretta fa i gattini ciechi”, dice Antonio Maria Rinaldi, uno di quelli che l’Europa finge di masticarla con tranquillamente e invece ci è finito sputato fuori. Del resto, a forza di chiudersi dentro, inevitabilmente si finisce per contare qualcosa al massimo dentro il proprio condominio. Avanti così.
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