La legge elettorale con cui saremo chiamati a votare il 25 settembre aveva già molti limiti al momento dell’approvazione e, una volta adattata forzatamente alla nuova composizione successiva al taglio dei parlamentari, tali limiti si sono fatti ancora più grandi. Definirla brutta non è un tabù, ma non può essere neanche un alibi da parte del centrosinistra in caso di sonora batosta.
Però è questo ciò che emerge dagli atteggiamenti in casa PD. Ad esempio, Enrico Letta che, intervistato da RTL, ha definito il Rosatellum “un pessimo sistema elettorale”. E che, ha ribadito parlando ai candidati del suo partito, in combinazione col taglio dei parlamentari, potrebbe portare la destra a ottenere il 70 per cento dei seggi con il 43 per cento dei voti.
Al di là del giudizio di Letta, la legge ha molti limiti, ma il meccanismo per cui col 43 per cento si possa ottenere una maggioranza molto più ampia non è uno di questi, soprattutto perché ciò potrebbe avvenire solo a fronte di un largo scarto di voti. Anzi, il Rosatellum è un sistema misto a maggioranza proporzionale e solo per poco più di un terzo maggioritario, fatto che rende più difficile ottenere una maggioranza.
Tutti i sistemi maggioritari basati su collegi uninominali al mondo, a partire da quelli di Regno Unito e Stati Uniti, rendono il dato dei collegi relativamente svincolato dalla somma dei voti nazionali. Non vince chi ottiene più voti a livello nazionale, ma chi li ottiene in più collegi, i quali si vincono con almeno un voto in più. Matematica alla mano, si possono ottenere più voti ma meno seggi dell’avversario e si possono ottenere due terzi dei seggi con il 43 per cento, tendenzialmente grazie a un ampio scarto di voti sull’avversario. E non parliamo di oscuri staterelli, ma di sistemi politici ben consolidati.
Se oggi il centrosinistra rischia concretamente di chiudere così in basso è perché i sondaggi gli attribuiscono tra i 15 e i 20 punti in meno del centrodestra, il che significa la vittoria solo in un pugno di collegi uninominali ma anche una sonora sconfitta nella quota proporzionale che non permetterebbe di mettere una pezza adeguata sul numero di seggi.
Il Rosatellum ha dei limiti? Sì, molti. Primo tra tutti l’impossibilità di disgiungere il voto tra proporzionale e maggioritario. Ed è vero che la legge è alterata dal taglio dei parlamentari, ma non solo nell’aumentare la maggioranza, bensì anche nel renderla particolarmente fragile. Viene comunque da chiedere perché i partiti non la abbiano voluta quantomeno adeguare.
In ogni caso, se si prendono 20 punti in meno dell’avversario, non c’è legge elettorale che tenga di fronte all’ipotesi di una sonora sconfitta. Ma in ogni caso, questa legge, con tutte le sue inadeguatezze, si è ritagliata un ruolo da colpevole perfetto che, chiunque esca sconfitto, potrà offrire come capro espiatorio.
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