“La questione culturale di fondo è se l’Islam, l’applicazione letterale del dettato di Maometto, oggi è compatibile con i nostri valori, con la nostra libertà e con la nostra Costituzione. Ho fortissimi dubbi. Che l’Islam rappresenti un rischio è evidente, se la dichiarazione islamica dei diritti dell’uomo prevede che la giustizia islamica prevalga sulla giustizia nazionale per me è un problema”.
Così il segretario della Lega e candidato premier Matteo Salvini parlava dei centri islamici a meno di un mese dalla tornata elettorale.
“E’ un dato di fatto – aggiungeva – che nell’interpretazione letterale del Corano, che non è un testo interpretabile come per altre religioni, ma è la parola del profeta, la donna vale meno dell’uomo, la giustizia islamica prevale su quella italiana, quindi io non voglio che in casa mia si insedino persone per cui la donna vale meno dell’uomo”.
Il voto del 4 marzo 2018 ha sancito il trionfo del M5S alla Camera e al Senato, primo partito in Italia, con un risultato schiacciante al Sud, dove ha letteralmente dominato.
Ma il grande vincitore di questa tornata elettorale è la Lega che ha ottenuto il suo massimo storico, circa il 18 per cento, superando Forza Italia e divenendo il primo partito all’interno della coalizione del centrodestra.
Sono solo exit poll, ma i primi dati fotografano un’ampia vittoria del centrodestra anche in Lombardia. Il candidato leghista Attilio Fontana staccherebbe Giorgio Gori di sette punti, confermando i sondaggi.
Lo stesso Fontana, in un’intervista a Radio Padania del 16 gennaio diceva: “Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se deve essere cancellata. Qui non è questione di essere xenofobi o razzisti, ma di essere logici o razionali. È una scelta”.
In questo scenario la Lega si conferma il terzo partito del paese, lo stesso che negli ultimi mesi ha portato avanti una violenta campagna elettorale i cui toni sono talvolta scaduti nell’incitamento alla violenza e all’odio razziale.
Un dato che è emerso anche dal rapporto globale di Amnesty International del 2017-2018.
Izzeddin Elzir, palestinese di Hebron, 44 anni, da quattordici è imam di Firenze; ma soprattutto da quasi sette è presidente dell’Ucoii, l’Unione delle comunità islamiche italiane, la più forte e ramificata organizzazione musulmana sul nostro territorio, con un circuito di 164 moschee, da Nord a Sud.
Al secondo mandato da presidente Ucoii, Izzeddin Elzir commenta per TPI i risultati delle elezioni politiche italiane.
“Il risultato ci è apparso scontato, i cittadini italiani hanno votato contro il sistema, ma ora non c’è una coalizione che abbia la possibilità di dare stabilità”.
“C’è una linea chiara di una parte della popolazione” – prosegue Elzir – “noi crediamo però che la realtà dei cittadini non rappresenti questo estremismo che vediamo nei voti”.
“La gente ha indubbiamente bisogno di un cambiamento. Come Unione delle Comunità Islamiche d’Italia siamo apartitici, abbiamo rapporti con tutti, lavoriamo su questo fronte”, prosegue il presidente di Ucoii.
“Ma la Lega, con questo importante risultato elettorale che si attesta al 18 %, ha una responsabilità: scegliere bene le parole quando si parla di alcuni temi per non ripetere gli stessi errori compiuti in campagna elettorale”.
“Invitiamo tutti a riprendere la strada del ragionamento per riflettere con la testa e non agire di pancia”, è l’invito di Izzeddin Elzir.
“Dal 93’ a oggi la Lega ha governato per almeno 10 anni, c’è stato un ministro dell’Interno e uno della Giustizia che sono stati leghisti, abbiamo comunque collaborato. Speriamo che questo clima da campagna elettorale finisca. Abbiamo fiducia nel nostro popolo”.