“L’ipotetica alleanza tra M5s e Lega – ammesso, lo ripetiamo, che gli elettori si comportino nelle nuove elezioni come nelle precedenti del 4 marzo – consentirebbe ai due partiti di conquistare all’incirca il 90 per cento dei seggi [uninominali] nelle due Camere”.
A dirlo è uno studio dell’Istituto Cattaneo, che ha effettuato una simulazione sul possibile esito delle prossime elezioni.
Secondo quanto rilevato dall’istituto bolognese, se Salvini si staccasse dalla coalizione di centrodestra e formasse un’alleanza con il M5s, Lega e pentastellati farebbero quasi cappotto nei collegi uninominali (se, ovviamente, la legge elettorale dovesse rimanere quella attuale).
Nello specifico, la coalizione gialloverde conquisterebbe 219 seggi su 232 (il 94,4 per cento) alla Camera, e 104 collegi su 116 (l’89,7 per cento) al Senato.
Calcolando anche i seggi assegnati con la parte proporzionale, Lega e M5s andrebbero a occupare due terzi dei seggi del parlamento, con 435 deputati (68,8 per cento del totale) e 209 senatori (67,6 per cento).
Nel parlamento attuale, Lega e M5s esprimono 343 deputati e 167 senatori. Da questo studio, quindi, appare evidente come un’ipotetica coalizione gialloverde incrementerebbe di molto il numero dei parlamentari sia della Lega sia del Movimento Cinque Stelle.
Questa ricerca, tra l’altro, si basa su una simulazione di voto che prende in considerazione le preferenze espresse dagli elettori alle elezioni del 4 marzo scorso. Come è evidente, però, e come testimoniano gli ultimi sondaggi, Lega e M5s hanno già aumentato il loro consenso (in particolare il Carroccio) rispetto a tre mesi fa.
Questa tendenza, dopo l’affaire-Savona e l’opposizione di Mattarella alla sua nomina, che non ha permesso al governo Conte di partire, potrebbe rafforzarsi man mano che ci si avvicinerà alle prossime elezioni.
Lo studio dell’Istituto Cattaneo, insomma, potrebbe addirittura sottostimare il numero dei seggi che la coalizione gialloverde potrebbe ottenere alle urne.
“Di fronte a proposte politiche differenti – si legge nel rapporto – che ridisegnano il quadro delle alleanze e delle linee di divisione tra i partiti, le risposte degli elettori potrebbero risultare significativamente diverse rispetto a quelle registrate nel voto del 4 marzo. Tuttavia, la differenza nel comportamento elettorale non è ancora quantificabile e molto dipenderà dalla capacità dei partiti, soprattutto di quelli che attualmente aspirano al governo, nel presentare ai propri elettori fronti piuttosto omogenei, magari compattati davanti a uno o più avversari comuni, chiaramente identificabili”.
Ad ogni modo, l’istituto evidenzia come, nonostante leghisti e pentastellati “provengano da storie politiche ed elettorali molto diverse, la collaborazione per la stesura del ‘Contratto per il governo del cambiamento’ e il successivo accordo trovato dai leader delle due formazioni politiche potrebbe rappresentare la base per una successiva alleanza di natura puramente tattica o elettorale”.
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