Fondi Lega: la sentenza della Cassazione sui 49 milioni
Il reato di truffa ai danni dello Stato è prescritto per Umberto Bossi e Francesco Belsito. Quest’ultimo resta però responsabile del reato di appropriazione indebita e la sua pena dovrà essere rideterminata in Appello. Confermato, invece, il sequestro dei 49 milioni di euro alla Lega (mentre cadono le confische personali).
Questa la sentenza emessa dalla Corte di Cassazione nella serata di oggi, martedì 6 agosto, sul caso dei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali ricevuti dalla Lega Nord tra il 2008 e il 2011.
L’ex segretario della Lega Nord, Umberto Bossi, e l’ex tesoriere del partito, Francesco Belsito, erano imputati per truffa ai danni dello Stato: secondo l’accusa, avrebbero truccato i bilanci del partito allo scopo di ricevere rimborsi non dovuti.
La sentenza è arrivata poche ore prima dalla scadenza del termine per la prescrizione, prevista per dopodomani, giovedì 8 agosto.
Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Marco Dall’Olio, aveva chiesto di confermare le condanne di secondo grado (3 anni e 9 mesi a Belsito, un anno e 10 mesi a Umberto Bossi). “Non è vero che i rendiconti erano solo generici. Erano anche falsi: si diceva ‘rimborsi autisti’ ma in realtà si finanziava la famiglia Bossi”, ha detto Dall’Olio nella sua requisitoria.
La richiesta di ricusazione di Belsito
Durante l’udienza conclusiva di oggi, l’avvocato difensore di Belsito, Angelo Alessandro Sammarco, aveva presentato una richiesta di ricusazione del collegio giudicante, ma l’istanza è stata respinta.
Il legale aveva anche fatto domanda di “rinvio per integrazione documentale”, sostenendo che in cancelleria manca il fascicolo relativo al dibattimento di primo grado e la “documentazione sui conti correnti del partito Lega”. Ma anche questa istanza è stata respinta perché la Corte d’Appello ha decretato che “nessun faldone è stato smarrito”.
I 49 milioni della Lega: la storia
Il 23 gennaio 2012 un militante della Lega Nord presenta un esposto alla Procura di Milano. Il 4 aprile dello stesso anno la Guardia di Finanza sequestra nella cassaforte degli uffici di Montecitorio del Carroccio, a Roma, una cartellina rossa con scritto “The Family”: si scopre che fondi del partito sono stati usati per le spese della famiglia Bossi, tra cui la laurea in gestione aziendale conseguita in Albania dal figlio di Umberto, Renzo, all’Università di Tirana, costata 77mila euro.
La Procura di Milano apre un’indagine per appropriazione indebita. A seguito dello scandalo, Belsito rinuncia alla carica di tesoriere, mentre Bossi lascia la segreteria del partito.
Nel 2015 una parte dell’inchiesta viene trasferita a Genova: l’ipotesi di reato è truffa ai danni dello Stato per 49 milioni di euro. Si sospetta che i bilanci della Lega Nord tra il 2008 e il 2011 siano stati truccati per ricevere più rimborsi elettorali del dovuto.
I pm si concentano, in particolare, su alcuni bonifici partiti dalla Banca Aletti, con sede del capoluogo ligure, per spostare su conti esteri i fondi della Lega. Gli indagati sono Umberto Bossi, Francesco Belsito e i tre revisori dei conti del Carroccio, Stefano Aldovisi, Antinio Turci e Diego Sanavio.
Il 10 luglio 2017 il Tribunale di Milano condanna in primo grado per appropriazione indebita Umberto Bossi, il figlio Renzo e l’ex tesoriere Belsito rispettivamente a 2 anni e 3 mesi, 1 anno e 6 mesi e 2 anni e 6 mesi.
Il 24 luglio del 2017 il Tribunale di Genova condanna per truffa ai danni dello Stato Umberto Bossi e a Francesco Belsito rispettivamente a 2 anni e 6 mesi e a 4 anni e 10 mesi.
Oltre alle condanne per Bossi e Belsito, il Tribunale di Genova ordina il sequestro di 49 milioni di euro a carico della Lega: dopo una serie di rimpalli giudiziari, la confisca viene confermata il 9 novembre 2018 dalla Corte di Cassazione.
Il 26 novembre 2018 la Corte d’appello di Genova condanna Umberto Bossi ad 1 anno e 10 mesi e Francesco Belsito a 3 anni e 9 mesi nell’ambito del processo per la truffa ai danni dello Stato da 49 milioni di euro.
TPI ha condotto un’inchiesta giornalistica in cui ha fatto luce su come sono stati sperperati parte dei 49 milioni della Lega svaniti nel nulla (qui il riassunto dell’inchiesta).