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    “Lavoro, poi stacco”: una legge per una cultura del lavoro a prova di tecnologia

    Di Giovanni Crisanti
    Pubblicato il 2 Ott. 2024 alle 15:38 Aggiornato il 2 Ott. 2024 alle 15:38

    Appena depositata alla Camera la proposta di legge “Lavoro, poi stacco” per rendere il diritto alla disconnessione finalmente riconosciuto dall’ordinamento italiano. Un disegno di legge portato avanti dall’Associata, associazione di studenti e professionisti romani, con la quale abbiamo organizzato mesi di confronto con sindacati, comitati, impiegati e imprenditori.

    Adesso, con le prime firme dei deputati Ascani, Braga e Scotto, potremo tentare di difendere quei lavoratori che sono continuamente bombardati da comunicazioni e richieste oltre orario, senza che venga loro riconosciuto alcuno straordinario o possibilità di recupero.

    Intendiamoci, ci sono lavori e lavori, ma è necessario che laddove vi sia necessità di un’ampia reperibilità o di soddisfare urgenze, queste vengano retribuite e riconosciute. Troppo spesso non è così, troppo spesso ansie, burnout, difficoltà nascono da un rapporto non chiaro e poco sano con la tecnologia sul lavoro, che ci costringe a rimanere “sempre connessi”.

    Con “Lavoro poi stacco” vogliamo rispondere a tutto questo, chiedendo di riconoscere la corrispondenza con mail, telefonate e messaggi oltre-orario come vero e proprio lavoro; incentivando a fornire ai dipendenti strumenti tecnologici adeguati e dedicati esclusivamente alle attività professionali; garantendo formazione alle nuove generazioni, che devono essere consapevoli dei loro diritti e delle loro opportunità.

    È una battaglia di tutti, che cercheremo di fare approvare dal Parlamento, augurandoci nella disponibilità della maggioranza dei gruppi politici a supportarla.

     

    Giovanni Crisanti, 25 anni, fondatore de L’Associata

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