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    Laura Boldrini a TPI: “Il decreto sicurezza è una fabbrica di irregolari che serve solo alla propaganda di Salvini”

    A poche ore dalla votazione sulla fiducia posta sul decreto sicurezza, Laura Boldrini, deputata ed ex presidente della Camera dei deputati, commenta a TPI il decreto che potrebbe essere approvato a Montecitorio

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 27 Nov. 2018 alle 14:32 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:10

    “Non c’è possibilità di rendere questo decreto minimamente accettabile, hanno impedito il dibattito, non vogliono confrontarsi, sanno bene che vanno anche a minare dei principi costituzionali perché questo decreto ha molti passaggi discriminatori e anticostituzionali, quindi loro hanno messo in piedi un sistema che non tutela nemmeno le libertà garantite dalla nostra costituzione”.

    A poche ore dalla votazione sulla fiducia posta sul decreto sicurezza, Laura Boldrinideputata ed ex presidente della Camera dei deputati, commenta a TPI il decreto che potrebbe essere approvato a Montecitorio.

    Quali sono i punti critici del decreto che sta per affrontare la fiducia?

    Questo decreto presenta molti punti critici, la cosa più grave è che colpisce l’esperienza di integrazione dei richiedenti asilo e le persone che hanno la protezione internazionale. Attraverso questo decreto aumenteranno gli irregolari.

    Crede che dietro il decreto sicurezza ci sia un disegno diverso?

    Potrei dire che questo non è un decreto sicurezza ma è una fabbrica di irregolari che serve al governo per la sua propaganda, è il decreto propaganda. L’obiettivo è dimostrare che non ci può essere nessuna convivenza civile, l’obiettivo è il caos, perché attraverso il caos i cittadini sono più disposti a cedere alcune delle proprie libertà, quindi questo ci porta verso un assetto illiberale.

    Esiste un’emergenza che giustifica il decreto?

    Non c’è alcuna emergenza, tantomeno oggi, se osserviamo i numeri dello scorso anno e di oggi vediamo che c’è stata una drastica riduzione degli arrivi. È chiaro che non c’è nessun motivo di urgenza, c’è la volontà di strumentalizzare il concetto di sicurezza.

    Ossia?

    Il concetto di sicurezza è molto ampio e questo decreto lo riduce solo a un unico concetto: alla paura verso i migranti. Ma la sicurezza vuol dire tante cose: la sicurezza dalla criminalità organizzata, quella di non morire in un incidente sul lavoro, quella che chiedono i giovani per affrontare una vita che sia libera dalla precarietà. Sicurezza è potersi curare anche senza i mezzi economici, è vivere in un ambiente sano, e mandare i figli in scuole antisismiche, senza la paura che possano crollare. Ma tutto questo non viene in alcun modo affrontato dal governo.

    L’unica cosa che affronta è la strumentalizzazione verso i migranti. Questo decreto mira al caos.

    Che fine fa il sistema di accoglienza che – con tutti i limiti del caso – ha funzionato fino ad oggi? Cosa ne sarà dei lavoratori italiani impegnati nell’accoglienza?

     Molti centri potrebbero chiudere. Molte persone che ci lavorano perderanno il lavoro, perché lo Sprar viene di fatto depotenziato a vantaggio dei grandi centri. Grandi centri che sono più problematici e impattano più sul territorio e dove si creano più facilmente tensioni. Centri nella cui gestione in passato c’è stato un cattivo uso del denaro pubblico. Si va a prediligere una strada che ha molti ostacoli e che non dà nessuna garanzia.

    Anche i 35 euro al giorno saranno tagliati. Per fermare l’uso criminoso del denaro pubblico la soluzione sono i tagli?

    Un ministro che è leader di un partito che deve ai cittadini 49 milioni di euro come fa ad occuparsi di legalità e di un buon utilizzo dei soldi dei cittadini? Che garanzie può dare? In quale altro Paese un ministro che è leader di un partito che deve 49 milioni di euro ai cittadini potrebbe continuare a fare il ministro?

    • Esclusivo TPI: Ecco che fine hanno fatto i 49 milioni della Lega
    Già dalla campagna elettorale il ministro Salvini ha chiarito quanto fosse fondamentale questo decreto: “o passa o salta tutto”, diceva.

    Sì ma Salvini in campagna elettorale ha detto cose che non sta facendo. “Seicentomila irregolari a casa” aveva detto, invece non sta facendo nulla. Per questo vuole distogliere l’attenzione dagli irregolari accanendosi contro le misure di integrazione. Salvini brancola nel buio. “Ne manderò a casa 100 al giorno”, chiediamo a Salvini quanti ne sono mandati a casa. Ha imbrogliato l’opinione pubblica e i suoi elettori, facendo lo sbruffone in tv. Non fa un accordo di riammissione. Benvenuto nella realtà: esci dallo slogan Salvini.

    Perché quando va in Ghana non fa dirette Facebook? Perché torna con un pugno di mosche.

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