Dalla truffa all’Europarlamento alle consulenze copiate dal sito della Casaleggio: di cosa è accusata Lara Comi
L’ex eurodeputata di Forza Italia Lara Comi è stata arrestata con le accuse di finanziamento illecito, corruzione e truffa aggravata all’Europarlamento, nell’ambito dell’inchiesta “Mensa dei Poveri”.
L’arresto arriva nell’ambito di un filone della maxi indagine che il 7 maggio 2019 portò a 43 misure cautelari eseguite, tra gli altri, nei confronti dell’ex coordinatore di Forza Italia a Varese Nino Caianiello, del consigliere lombardo ‘azzurro’ Fabio Altitonante e dell’allora candidato alle Europee e consigliere comunale in quota FI Pietro Tatarella.
Lara Comi è finita agli arresti domiciliari insieme all’imprenditore di Varese, Paolo Orrigoni, proprietario della catena dei supermercati Tigros, molto vicino alla Lega e a Giancarlo Giorgetti. Arresto da scontare in carcere invece per il direttore generale dell’agenzia per il lavoro Afol Metropolitana, Giuseppe Zingale, dimessosi ieri, 13 novembre, dal suo incarico.
“Nonostante la giovane età, Lara Comi ha mostrato nei fatti una non comune esperienza nel fare ricorso ai diversi, collaudati schemi criminosi volti a fornire una parvenza legale al pagamento di tangenti, alla sottrazione fraudolenta di risorse pubbliche e all’incameramento di finanziamento illeciti”, si legge nell’ordinanza di custodia cautelare.
L’ex europarlamentare ha terminato il suo mandato a luglio 2019, dopo due legislature, non essendo stata rieletta alle elezioni del 26 maggio scorso.
Qui le tre vicende che hanno portato all’arresto di Lara Comi:
Corruzione
L’accusa per corruzione riguarda due contratti di consulenza ricevuti dalla sua società, la Premium Consulting Srl, dal dg di Afol Metropolitana, Giuseppe Zingale. Comi si era impegnata alla retrocessione di una quota parte, 10mila euro allo stesso Zingale e al coordinatore di Forza Italia a Varese, Nino Caianiello. L’avvocato Maria Teresa Bergamaschi, stretta collaboratrice dell’ex eurodeputata in un interrogatorio del 14 maggio aveva dichiarato: “Il 15 dicembre 2018 mi arrivò un messaggio di Lara Comi (…) mi scriveva ‘Zingale vorrà un regalo di Natale. Mi parlò della necessità di pagare in vista dell’estensione dell’incarico una cifra di 10 mila euro a Zingale”.
Finanziamento illecito
La seconda accusa riguarda il finanziamento illecito di 31mila euro ricevuto dall’industriale bresciano, titolare della Omr holding e presidente di Confindustria Lombardia, Marco Bonometti. Il versamento sarebbe servito per la campagna elettorale in vista delle Elezioni europee del 26 maggio, mascherato da consulenza. La consulenza in questione era basata su una tesi di laurea dell’Università Luiss Guido Carli, scaricabile dal web dal titolo “Made in Italy: un brand da valorizzare e da internazionalizzare per aumentare la competitività delle piccole aziende di torrefazione di caffè”.
Truffa aggravata ai danni dell’Europarlamento
La terza accusa riguarda poi una truffa aggravata al Parlamento europeo, in cui è coinvolto il giornalista Andrea Aliverti, addetto stampa di Lara Comi. Il giornalista riceveva per il suo incarico un compenso di 1.000 euro, che erano rimborsati direttamente dall’Europarlamento. Aliverti nell’interrogatorio davanti i pm ha dichiarato di avere ricevuto un aumento a 3.000 euro, ma aveva l’obbligo di restituirne 2.000 di questi al partito Forza Italia, per pagare le spese della sede che Lara Comi non pagava.
Le consulenze “anomale” di Lara Comi
Il giro di affari in consulenze, collaborazioni e accordi vari in cui era ben inserita Lara Comi, è ben articolato. Come riporta Repubblica, Angelo Fusi, titolare di Adt, società che si occupa di pianificazione pubblicitaria, racconta di aver dato due consulenze a Comi. “Lei mi disse che aveva conoscenze nell’ambito dell’e-commerce. Non avevo in mente quale potesse essere l’oggetto, se non genericamente informazioni di marketing, ma intendevo conferire a lei un incarico retribuito sulla fiducia. L’importo però me lo aveva rappresentato lei dall’inizio”. Le consulenze in questione, in particolare quella sull’e-commerce, risultano copiate interamente da internet, dal sito della Casaleggio Associati. La Comi si fece pagare 7.500 euro più iva per la consulenza sull’e-commerce e 9.550 euro più iva per un’altra consulenza nel settore del lusso.
Lara Comuni era dunque al centro di un network che metteva in contatto clienti, aziende, amministrazioni e imprenditori. Comi avrebbe incassato percentuali e provvigioni sugli “accordi”. Alcuni imprenditori hanno raccontato ai pm dei traffici poco trasparenti dell’ex eurodeputata. “La cosa che mi ha colpito è stata la sua attenzione per il denaro”, ha spiegato Paolo Piccardo, della Wide di Torino, che dalla Comi avrebbe ricevuto una serie di clienti e collaborazioni varie, tra cui Genoa Calcio, Abbott di Latina, Mediaxchange. Alla domanda dei pm: “Non le è sembrato anomalo che una europarlamentare svolgesse questo tipo di attività?”, Picardo risponde: “Si, gliel’ho anche chiesto, ma lei mi rispose che tutti gli europarlamentari, soprattutto quelli stranieri, hanno un altro lavoro. Dopo non ho avuto altre collaborazioni con Comi, perché ha iniziato la campagna elettorale”.
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