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    La politica in via di definizione, un anno di attesa in vista delle Europee

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 30 Apr. 2023 alle 10:30 Aggiornato il 3 Mag. 2023 alle 10:31

    Sarà che le elezioni politiche ci sono state da solo pochi mesi, sarà che il prossimo test nazionale in vista sono le europee dell’anno prossimo, dove il sistema elettorale proporzionale non prevede alleanze, ma tutti i partiti sembrano legittimamente pensare di avere un proprio spazio politico, nonostante la coperta sia inevitabilmente corta e non possa esserci, matematica alla mano, un consenso che possa essere definito alto per tutti.

    Il risultato è un sostanziale immobilismo, un clima quasi di sospensione in cui ognuno compie un percorso a sé stante. Tuttavia, se il centrodestra rappresenta un’alleanza ben consolidata – di fatto la stessa che va avanti in quasi tutte le tornate elettorali dal 1994 a oggi, pur con le dovute differenze -, ancora meglio definita dal fatto che sta governando l’Italia con una notevole legittimazione popolare, diverso è il discorso nel centrosinistra, dove trovare una quadra è storicamente una faccenda complessa.

    L’anno scorso Enrico Letta aveva provato a lanciare il cosiddetto “campo largo”, una coalizione che puntava a essere più inclusiva possibile da centro a sinistra e che tenesse dentro sia Calenda che Conte, ma le cose sono andate in modo diverso e ognuno è finito per correre autonomamente per conto proprio. Morale: una valanga di collegi uninominali al centrodestra.

    Oggi il discorso è diverso. Il PD si ritrova in crescita nei sondaggi, lanciato dalla novità di Elly Schlein, la quale tuttavia sembra si stia ancora muovendo con grande cautela in un partito in cui spostare solamente un orpello può causare una tempesta. Ma pur senza muoversi sembra aver tolto la palla dai piedi del Movimento Cinque Stelle e di Giuseppe Conte, apparentemente spaesato nel ritrovarsi in questa posizione. Carlo Calenda, invece, sembra essere più alle prese col tira e molla continuo con Renzi, esacerbato con la chiusura, provvisoria o definitiva che sia, della trattativa per un partito unico.

    Tra queste tre anime non sembra al momento esserci alcuna particolare idea di dialogo o di costruzione di un perimetro di una potenziale alleanza. Sembra quasi che tutto questo sia delegato alle europee del prossimo anno, quando saranno gli elettori a stabilire in cabina i rapporti di forza tra i partiti dell’opposizione e capire chi siederà nella cabina di regia per costruire una possibile alleanza ed eventualmente esserne leader.

    Tuttavia, questo atteggiamento apparentemente attendista di un centrosinistra in cerca d’autore, lascia al governo una strada relativamente tranquilla che gli permette al momento di affrontare con serenità anche qualche dichiarazione bersaglio di polemiche e i timori per i ritardi del PNRR, lasciandoci l’impressione che sia dalla maggioranza che dall’opposizione ci aspetti semplicemente un anno di attesa al termine del quale forse ci saranno nuovi equilibri. Che chissà non rinvigoriscano questo scenario politico che, in questo clima di sospensione, sembra si stia gradualmente impigrendo.

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