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    “L’aborto non è un diritto”: la Lega e il convegno shock promosso a Montecitorio

    Di Marco Nepi
    Pubblicato il 24 Gen. 2024 alle 10:38

    “L’aborto non è un diritto legalmente accettabile”. E “anche nei casi più tragici, come quelli di stupro, non è mai giusto”. Questi sono i termini in cui si è discusso di aborto in un convegno ospitato dal Parlamento italiano e voluto dalla Lega, in particolar modo dal salviniano Simone Billi. A raccontare l’accaduto è Repubblica.

    Sugli opuscoli distributi nella sala delel conferenze di Montecitorio si legge che “l’aborto è una soluzione pratica”, ma appunto “non è sublimabile a diritto inalienabile: non è mai giusto”. L’interruzione, come l’eutanasia, secondo i relatori sdoganerebbe “anarchia e anomia, simili all’Inferno faustiano”. “Il contributo – si legge ancora nei fogli distribuiti ai presenti (pochi), tra cui Repubblica – intende confutare l’idea che l’aborto e l’eutanasia siano diritti legalmente accettabili o moralmente giustificabili”. Per gli oratori, sull’interruzione di gravidanza “i diritti del padre sono del tutto esclusi” e questo sarebbe “sbagliato sotto ogni aspetto, perché sul destino del bambino dovrebbe avere pari diritto decisionale rispetto alla madre”.

    L’aborto sarebbe “un uso improprio della libertà e della responsabilità”, una “degenerazione del ruolo materno”. Per i relatori, “fatta eccezione dei casi di violenza sessuale, non è possibile credere che prima di un atto sessuale non si immagini nemmeno l’eventualità di un concepimento non desiderato”. Ma l’aborto perfino “nei casi più tragici, nei dilemmi morali più strazianti, come quelli di stupro, non è mai giusto”. E ancora: le donne, prima di un rapporto sessuale, dovrebbero “prendere coscienza di tutti i possibili esiti”, quindi “se si agisce è necessario accettare le conseguenze”. L’aborto sarebbe “un diritto in senso lato quanto può esserlo quello di uccidere, di rubare, di ferire”. Tutto materiale distribuito e propagandato in una sala del Parlamento, su invito di uno dei partiti al governo.

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