Oggi, 3 ottobre 2019, parte in commissione Affari costituzionali della Camera l’iter di alcune proposte di legge su ius soli e ius culturae, sulla riforma della cittadinanza per i figli degli immigrati. Le proposte in questione sono 3: una a firma di Laura Boldrini sullo ius soli. Un’altra presentata da Renata Polverini, deputata di Forza Italia, incentrata sul cosiddetto ius culturae. E una a firma Matteo Orfini, presentata il 12 luglio 2018.
“Serve una discussione che metta all’angolo propaganda e falsi miti, guardi in faccia la realtà e dia un segnale positivo a chi si vuole integrare”, ha detto il presidente della commissione Affari costituzionali Giuseppe Brescia, del M5s, annunciando la ripresa dell’esame delle proposte.
In Italia l’acquisizione della cittadinanza è incentrata sul principio dello ius sanguinis ed è regolata da una legge del 1992. L’acquisizione della cittadinanza nel nostro paese al momento è possibile attraverso 3 modalità: per nascita (se si ha almeno un genitore cittadino italiano), per matrimonio (se ci si sposa con un cittadino italiano) o per naturalizzazione (dopo aver vissuto ininterrottamente sul territorio nazionale per almeno 10 anni).
Al momento i bambini nati sul territorio italiano da genitori stranieri non acquisiscono la cittadinanza per nascita, non esistendo in Italia il cosiddetto Ius soli.
Che cos’è lo Ius soli
Per Ius soli si intende il diritto di acquisire la cittadinanza di un paese per il solo fatto di esservi nato. Il paese per eccellenza dove vige lo ius soli sono gli Stati Uniti. Deriva dal latino “diritto di suolo”, ed è strettamente legato al luogo in cui fisicamente si viene al mondo.
Che cos’è lo Ius culturae
Si tratta di un principio che prevede che la cittadinanza di un paese possa essere acquisita dopo aver completato un ciclo di studi. La proposta italiana, presentata da Renata Polverini, prevede che possano diventare cittadini italiani i bambini che abbiano completato i cinque anni di scuola primaria. Il principio in questione vincola dunque la cittadinanza all’aver acquisito conoscenze culturali e civiche proprie del paese di residenza.
Il fallimento del tentativo di riforma della cittadinanza nella scorsa legislatura
Nella scorsa legislatura il tema dello ius soli temperato era stato uno dei temi caldi. La proposta di riforma della cittadinanza era stata approvata dalla Camera dei deputati ma mai dal Senato. La legislatura si concluse con un nulla di fatto. Lo stallo del governo Renzi prima e Gentiloni dopo si attirò numerose critiche. Quella riforma della cittadinanza era una sorta di ius soli temperato, molto simile a uno ius culturae: sarebbero potuti diventare cittadini italiani i minori stranieri nati in Italia o arrivati prima di compiere i 12 anni e che avevano terminato le scuole elementari o le scuole medie nel nostro paese. La proposta prevedeva inoltre che i minori nati all’estero e arrivati tra i 12 e i 18 anni potessero diventare cittadini italiani dopo aver vissuto in Italia per almeno 6 anni e concluso un ciclo scolastico.
Quanti sono i cittadini stranieri in Italia
L’Italia è il terzo paese nell’Unione Europea per presenza di cittadini stranieri. Sono oltre cinque milioni i cittadini stranieri in Italia, quasi l’8,7 per cento della popolazione. Cifre che collocano il paese dopo la Germania e il Regno Unito mentre seguono la Francia e la Spagna. Sono i dati che emergono dall’ultimo Rapporto immigrazione Non si tratta solo di migranti, redatto da Caritas e Fondazione Migrantes.
La comunità più numerosa è quella romena (quasi un quarto del totale degli stranieri regolari), seguita con oltre 400mila presenze circa da quella albanese e marocchina. La popolazione straniera risiede principalmente nelle regioni del Nord (57,5 per cento) e del Centro (25,4 per cento), mentre nel Mezzogiorno (12,2 per cento) e nelle Isole (4,9 per cento) è più contenuta ma in crescita.
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