La linea alla fine è quella che il capogruppo di Italia Viva in Senato, Davide Faraone, il vero vincitore di questo lungo braccio di ferro, aveva dettato da mesi. “Senza un accordo con qualche modifica, lo Zan a Palazzo Madama non passa”, aveva detta il renziano. Ed è esattamente a quel punto che ieri è arrivato il segretario del Pd Enrico Letta negli studi televisivi di Fabio Fazio, disconoscendo di fatto le intemperanze di molti dei suoi parlamentari. Ora bisogna vedere se la tardiva umiltà del Pd sarà arrivata troppo tardi o meno, perché l’Aula già mercoledì voterà a scrutinio segreto. Nel concreto, l’accordo sugli articoli più controversi passerà da un tavolo, in cui la capogruppo dem Malpezzi sarà accompagnata dall’estensore del disegno di legge, Alessandro Zan. Obiettivo della mediazione, è quello di arrivare ad una maggioranza Ursula, superando le resistenze dichiarate da Forza Italia, Italia Viva ed anche da qualche senatore del Pd, Mino Taricco e Stefano Collina tra i primi.
Intanto intorno al Nazareno si commenta anche la strategia parlamentare dipanata dal segretario ed il giudizio è senza appelli: ‘fallimentare’. Anche i modi non riscuotono grande entusiasmo: di queste cose si parla nelle sedi del partito prima che in tv, si sarebbe detto una volta. Oltre al fatto che l’affidamento a un deputato di un trattativa che di fatto si svolgerà completamente in Senato, se non fosse per il bisogno di piantare una bianderina, potrebbe essere letto come una mancanza di fiducia, verso la capogruppo.
Quel che pare essere però il giudizio dominante è che il segretario del Pd con la sua sicumera “avrebbe fatto lievitare l’opposizione al ddl, poi lo ha nascosto per mesi, poi ha innescato la retromarcia forse troppo in ritardo”.
Anche Andrea Marcucci non ha fatto mancare la sua voce critica con un tweet: “È stato perso anche troppo tempo”. Lui che all’attuale posizione del segretario era arrivato già da qualche mese. Mercoledì quindi la prima verifica dopo i mesi estivi, il voto segreto sul non passaggio agli articoli, poi nel caso il ddl Zan resti in piedi, comunque una ‘via crucis’ tra il tavolo che dovrá trovare un accordo e l’aula che dovrà esprimersi sugli emendamenti.