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    Iscritti, bilanci, lotte interne: come stanno oggi i partiti del centrosinistra

    Ecco il termometro delle forze di opposizione

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 18 Set. 2024 alle 17:07 Aggiornato il 20 Set. 2024 alle 17:39

    PARTITO DEMOCRATICO

    Il buon risultato raccolto alle elezioni europee dello scorso giugno – 24% a fronte del 19% delle politiche 2022 – ha dato forza alla leadership di Elly Schlein e congelato le lotte intestine che per anni hanno lacerato il partito. Le temutissime “correnti” non sono certo morte, ma in questa fase prevalgono gli ossequi in favore della segretaria, che alle primarie del febbraio 2023 aveva contro la maggioranza dell’apparato. Ora Schlein è chiamata a costruire le alleanze: coalizzarsi è indispensabile per sperare di sconfiggere il centrodestra – almeno finché resterà questa legge elettorale – e il Pd si pone come partito-guida nel campo del centrosinistra. Con M5S e Avs i discorsi sono ben avviati, ma resta il “nodo Renzi”: l’auto-sponsorizzazione del leader di Italia Viva registra reazioni contrapposte tra le fila dei dem. Schlein per il momento non si pronuncia. Attende.

     

    MOVIMENTO 5 STELLE

    Il M5S vive una delle stagioni più difficili della sua breve storia. Il garante e co-fondatore Beppe Grillo minaccia di portare in tribunale il presidente Giuseppe Conte accusandolo di aver snaturato la sua creatura. Lo scontro è deflagrato dopo il deludente bottino elettorale delle europee, dove i Cinque Stelle si sono fermati appena sotto il 10% a fronte del 15,5% delle politiche: due milioni di voti persi in meno di due anni. Conte ha indetto un’assemblea costituente – che si terrà a ottobre – per rifondare il Movimento dalle basi, mettendo in discussione anche il nome, il simbolo e la regola sacra del limite dei due mandati: una possibile rivoluzione che viene vista come un tradimento da Grillo. Mai come oggi la scissione è probabile. Fra poche settimane, con la costituente, ne sapremo di più. Intanto, sul fronte alleanze, Conte chiude la porte a Renzi: «O lui o noi».

     

    ALLEANZA VERDI E SINISTRA

    La federazione costituita due anni fa da Sinistra Italiana ed Europa Verde è stata la grande sorpresa delle elezioni europee di giugno: Avs ha sfiorato il 7% dei voti, quasi raddoppiando il risultato delle politiche del 2022. La linea politica è chiara – difesa dell’ambiente e dei lavoratori, diritti civili, porte aperte ai migranti, posizione critica verso la Nato, ferma contrarietà al riarmo – e il tandem alla guida formato da Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli sembra funzionare, almeno a giudicare dai sondaggi degli ultimi tre mesi. Quanto alle alleanze, è evidente il buon affiatamento con il Pd schleiniano e con il Movimento 5 Stelle. I rossoverdi fanno invece resistenza rispetto al possibile ingresso di Renzi nel “campo largo”, anche se i toni nei suoi confronti sono più sfumati rispetto a quelli usati da Conte.

     

    ITALIA VIVA

    Matteo Renzi vuole rientrare nell’alveo del centrosinistra. Dopo la débâcle elettorale – l’ennesima –  registrata da Italia Viva alle europee (in coalizione con Più Europa), l’ex premier è tornato sui suoi passi, riconoscendo che oggi lo spazio politico al centro a cui mirava non c’è. Il senatore di Rignano sull’Arno sta iniziando a tessere la tela per arrivare a un accordo con il Pd – dove c’è chi lo vuole e chi no – ma dovrà fare i conti con il veto posto dal M5S, oltreché con la contrarietà della base dem. Il nuovo corso di Italia Viva si è già tradotto nella decisione di scaricare Marco Bucci alle regionali della Liguria per sostenere Andrea Orlando. Ma l’improvviso cambio di rotta deciso dal leader non è stato indolore: un gruppo di parlamentari, tra cui l’ex fedelissimo Luigi Marattin, se n’è andato sbattendo la porta. Ora il partito è ancora più personale.

     

    AZIONE

    Carlo Calenda non ci sta. Azione non ha nessuna intenzione di aderire ai lavori in corso per dar vita a una coalizione di centrosinistra. «No alle ammucchiate», è la linea dell’ex ministro dello Sviluppo economico ai tempi del Governo Renzi. Il suo partito insiste nel battere una terza via, alternativa sia alla destra sia alla sinistra. C’era una volta il progetto del “terzo polo” insieme a Italia Viva, ma è naufragato tra i personalismi. Poi anche la corsa in solitaria alle europee è andata male: Azione non ha raggiunto la soglia di sbarramento. Calenda, però, non molla e continua per la sua strada. Con gli altri partiti si può collaborare su battaglie specifiche – dice – ma niente alleanze strutturali, almeno finché ci sono anche Avs e M5S. Scelta di coerenza, ma rischiosa: così il partito rischia di rimanere schiacciato tra i due poli.

    PIÙ EUROPA

    La corsa per le europee a braccetto con Italia Viva ha avuto un esito fallimentare: il partito più europeista d’Italia non è riuscito a eleggere nemmeno un rappresentante a Bruxelles. L’apparentamento con Renzi, per giunta, ha provocato una spaccatura interna, spingendo all’addio il presidente Federico Pizzarotti. Adesso si avvicina il momento di nuove scelte strategiche: aderire o no al “campo largo”? Alle ultime due elezioni politiche – 2018 e 2022 – Più Europa si è presentata al fianco del Pd, ma ora si tratterebbe di allearsi anche con il M5S, con cui ci sono forti dissidi (vedi giustizia e politica estera). Il segretario Riccardo Magi e la presidente Emma Bonino sono comunque aperti a sedersi al tavolo. Intanto, il partito è in prima linea al fianco delle altre opposizioni nelle battaglie su Salario minimo e contrasto all’Autonomia differenziata. Prove di convivenza.

     

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