“Martedì sarò a Napoli insieme agli eletti del M5S e al candidato sindaco Gaetano Manfredi. Inizia la fase nuova di un cammino che affronteremo con entusiasmo e senso di responsabilità, determinati a creare tutte le condizioni per compiere una svolta reale. Napoli è una città straordinaria, ricca di bellezze e talenti che devono essere maggiormente valorizzati. La difficile situazione finanziaria che attraversa impone massima attenzione e impegno”.
Lo ha scritto oggi su Fb l’ex premier Giuseppe Conte. Ciononostante, anche se si tenta di guardare avanti, non si placano ancora le polemiche per la “gaffe” con l’ambasciata cinese. Nel giorno in cui Mario Draghi era presente in Cornovaglia all’apertura del G7, a Roma il fondatore del M5s, Beppe Grillo, andava in visita dall’ambasciatore cinese Li Junhua.
Ad accompagnare Grillo avrebbe dovuto esserci anche il leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, che all’ultimo momento però ha fatto sapere di non poter partecipare “per concomitanti impegni”. Un po’ come la scusa della partita di calcetto di Checco Zalone. Per l’ambasciata cinese si sarebbe trattato di un incontro “normale”.
Ma per Palazzo Chigi la vicenda è di quelle da non sottovalutare ed infatti non è stata sottovalutata: “L’Italia non deve cadere in questi tranelli: la Cina ha voluto mostrare tutto il suo potere di influenza sui politici italiani per indebolire l’asse euro-atlantico che stanno ricostruendo (dopo le sbandate filorusse e…. filocinesi degli ultimi anni da parte di leghisti e grillini) il Quirinale e Mario Draghi. Nel giorno in cui il governo italiano faceva bella mostra di sé di fronte a Joe Biden la Cina ha voluto far sapere a tutti che non intende mollare di un millimetro gli spazi conquistati negli ultimi anni in Italia ed in Europa”.
Questa è l’analisi che si fa ai piani alti di Palazzo Chigi. Non per niente nel primo pomeriggio di ieri, appena appresa la notizia dell’invito del duplex Grillo-Conte presso l’ambasciata cinese, trapelava subito non poca irritazione da parte di Palazzo Chigi tanto da mettere immediatamente in allarme il ministro degli Esteri Luigi di Maio e di conseguenza “costringere” Giuseppe Conte, leader della più importante formazione parlamentare che sostiene il governo, volente o nolente a rinunciare all’impegno.
Insomma, capito l’aria che tirava a Palazzo Chigi “Giuseppi” ha preferito rinunciare: se fosse andato all’ambasciata cinese i rapporti con Mario Draghi già oggi traballanti si sarebbero potuti deteriorare definitivamente. Perché l’incontro organizzato dalla Cina proprio nel giorno dell’inaugurazione del G7 non è stato affatto un caso, spiegano ambienti di primo piano del deep state tricolore: “Si voleva indebolire Mario Draghi e far capire al mondo che in Italia la Cina è ancora forte e che esiste un’opposizione all’asse euro-atlantico”. Con il rischio di far diventare l’Italia terreno di scontro tra Stati Uniti e Cina esattamente come per troppo tempo lo è stato tra Stati Uniti e Russia.
Ma, almeno ieri, non deve essere andata troppo bene se è vero come è vero che Beppe Grillo in tardissima serata uscendo dall’ambasciata ha preferito rannicchiarsi sui sedili posteriori dell’automobile per evitare di essere immortalato da fotografi e telecamere. Metafora perfetta della situazione che stanno vivendo i 5 Stelle.
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