Nelle elezioni del 4 marzo nessun partito, né coalizione, è riuscito ad avere la maggioranza assoluta dei seggi. È matematicamente necessario che si crei una qualche forma di alleanza o larga intesa per poter governare il paese. Il Movimento Cinque stelle, che ha avuto grande successo elettorale, punta a governare. Ma con chi?
Qui abbiamo spiegato chi è uscito vincitore da questa tornata elettorale: Risultati Elezioni 2018: chi ha vinto. | Cosa succede adesso? 3 soluzioni. Prima di illustrare i possibili scenari per la formazione di un nuovo governo, è necessario vedere la distribuzione dei seggi nelle due Camere alle varie forze politiche.
Tante sono le ipotesi avanzate, ma ora toccherà al presidente della Repubblica ascoltare l’opinione delle varie forze politiche su come formare il prossimo governo e al termine, in base al numero di parlamentari eletti da ciascun partito e alla possibilità di essere in grado di formare una maggioranza, dare l’incarico a una figura individuata grazie a questo meccanismo, nelle cosiddette consultazioni.
Il capo dello stato Sergio Mattarella valutare se e con quale maggioranza un esponente politico sarà in grado di formare un governo con una maggioranza. Il centrodestra è stato la coalizione più votata, ma ha solo 267 seggi (per avere la maggioranza ne servono 316) alla Camera e al Senato 135 (qui la maggioranza richiesta è di 158), e per poter governare avrà bisogno di una sponda.
Al centro-destra mancano 49 seggi per ottenere la maggioranza di 316 deputati. Al Senato, invece, i seggi sono attualmente 135, e ne mancano 22.
Il Movimento Cinque Stelle ha invece 228 deputati, 88 in meno di quelli necessari per avere la maggioranza. I senatori pentastellati sono invece 112, e ne mancano 55 per poter determinare un proprio governo.
Fuori dalle possibili leadership di governo, ma determinante qualora decidesse di sostenere uno dei due schieramenti, c’è il Partito democratico con i suoi alleati, che controlla 121 deputati e 57 senatori, in grado di determinare così una possibile maggioranza. Più marginale, ma in grado comunque di far comodo in un simile contesto, anche la formazione di sinistra Liberi e Uguali, con i suoi 14 deputati e 4 senatori.
Ma quanto è verosimile l’ipotesi di un governo Di Maio?
Dopo il grande successo alle urne, Luigi Di Maio sembra intenzionato a voler andare a Palazzo Chigi. “Siamo inevitabilmente proiettati al governo di questo paese, non come altri che sono forze politiche territoriali che stanno a oltre 15 punti da noi”, ha dichiarato aggiungendo “Non siamo né di destra né di sinistra. Ora ci sono da eleggere i presidenti delle Camere, noi siamo pronti al dialogo con tutti, ma dovete venire a parlare con noi altrimenti è difficile che questa legislatura parta”.
Due sono le ipotesi, la prima con l’appoggio della Lega e la seconda con l’appoggio del centro-sinistra:
M5S + Lega e Fratelli d’Italia
La Lega, con i suoi 124 deputati, è vista come un possibile partner di governo del Movimento Cinque Stelle per via dei diversi punti programmatici comuni tra le due formazioni politiche. In questo caso potrebbe trovarsi una maggioranza di governo.
D’altro canto, c’è chi vede il Partito democratico come una possibile stampella del Movimento Cinque Stelle, anche se il dimissionario Renzi ha posticipato il suo addio alla segreteria del Pd proprio per “evitare inciuci”.
Non sembra improbabile uno scenario in cui il leader del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, riceva l’incarico dal presidente della Repubblica Mattarella per formare un governo.
L’appoggio che potrebbe arrivare dalla Lega di Matteo Salvini, insieme a Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni.
Al Movimento 5 Stelle, infatti, mancherebbero poco meno di un centinaio di seggi alla Camera e una cinquantina al Senato. La Lega da sola basterebbe a garantire una sottile maggioranza parlamentare.
I problemi che riserverebbe questo tipo di accordo derivano dalle condizioni che dovrebbe accettare la Lega.
Matteo Salvini, innanzitutto, vedrebbe sfumare la possibilità di sedersi a palazzo Chigi come premier, condizione per lui possibile solo con un governo a guida del centrodestra. Non sembra plausibile l’ipotesi per Salvini di essere secondo a Di Maio.
Altra condizione ostativa è che il Movimento 5 Stelle intende formare un governo esclusivamente con la squadra di ministri presentata durante le elezioni. In tal modo la Lega fornirebbe solo un “appoggio esterno”, votando la fiducia al governo ma senza ricoprire incarichi.
M5S + Partito democratico + Liberi e Uguali
Altra possibilità per un governo a guida 5 Stelle è quella di una appoggio da parte delle forze del centrosinistra, cioè Pd e LeU.
Uno scenario simile a quello ipotizzato in precedenza, con un governo a sole tinte pentastellate che goda dell’appoggio esterno di un consistente numero di parlamentari esterni.
Un’ipotesi di questo tipo sarebbe però impossibile fino alla permanenza alla guida della segreteria del Pd di Matteo Renzi, che ha già dichiarato di escludere un appoggio del suo partito a un governo con altre forze politiche.
Senza contare quello che è accaduto nel corso della campagna elettorale, con i pesanti rispettivi attacchi che si sono lanciati i due schieramenti e che fanno apparire piuttosto complessa un’alleanza in aula.
I quotidiani italiani stanno a lungo discutendo delle ipotesi, e di tutte le varianti possibili. C’è chi in questi giorni concitati parla di un Di Maio pronto a tutto per governare, persino un ministero degli Interni a Marco Minniti e una delle due camere al Pd.
Il quotidiano La Repubblica ha proposto persino un governo Cinque stelle senza Di Maio appoggiato dal Pd. “È probabile che Luigi Di Maio premier sia un’ipotesi al tramonto in questa nuova legislatura: non ha i voti, non troverà almeno 80 deputati di altre forze politiche disponibili a sostenere lui e il suo governo”, scrive Calabresi. Un governo Pd+M5s senza i rispettivi attuali leader?
Secondo il Fatto Quotidiano già da due giorni alcuni esponenti del Pd (lontani dalle posizioni di Matteo Renzi) starebbero intessendo relazioni con i Cinquestelle per trovare un’intesa di governo.
Per Dagospia però Beppe Grillo sarebbe contrario alla linea del “governo a tutti i costi”, con coloro che fino a poco fa erano i nemici storici del M5s. Meglio l’opposizione. Dagospia scrive che “non si può passare da “devono accettare il nostro programma” a “dieci punti programmatici” pur di creare un governo”, per non vanificarele promesse del Movimento.
Al di là delle speculazioni di questi giorni, in ogni caso saranno le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, previste per l’inizio di aprile, a determinare se esistono possibili maggioranze e la loro eventuale composizione.
A fine marzo ci sarà un primo importante passaggio che potrà dare segnali in questa direzione: l’elezione dei presidenti delle camere. Dal momento che ne alla Camera dei Deputati né al Senato c’è una forza politica in grado di avere una maggioranza, per eleggere i presidenti sarà necessario un accordo più largo.
L’accordo potrà essere dunque il precursore di una possibile maggioranza governativa che si concretizzerebbe durante le consultazioni.