Alvino Mario Fantini non riesce a trattenere un sorriso compiaciuto: «Il 25 settembre 2022 è una data storica non solo per gli italiani, ma per tutti gli europei». All’Hotel Quirinale, nel centro di Roma, si sono dati appuntamento in tanti. È il 30 settembre dello scorso anno, cinque giorni dopo la vittoria di Giorgia Meloni alle elezioni politiche.
Ci sono futuri sottosegretari, esponenti di punta di Fratelli d’Italia, un raggiante Lorenzo Fontana intento a fare scorta di libri sul conservatorismo ultraliberista, giovanissimi militanti con il vestito buono per le grandi occasioni. Mani che si stringono, sguardi compiacenti, promesse di ogni tipo, consigli su chi incontrare.
Un ventenne racconta ad un suo coetaneo come stanno le cose: «Sì, prima stavo in Forza Italia, ora in FdI, ma non ti posso promettere nulla, prima devo vedere se riesco io a fare l’assistente». Sorride e dispensa consigli.
È la festa della cultura della nuova destra europea. Si sono dati – con largo anticipo – appuntamento a Roma, in un convegno dal titolo significativo: “Italian Conservatism. Europe, Identity, Freedom” (Conservatorismo italiano. Europa, identità, libertà).
La scommessa l’hanno vinta, le elezioni anche. Sul palco si alternano i guru del verbo della nuova destra uscita da pochi giorni vittoriosa dalle urne: da Raffaele Fitto, futuro ministro per i Rapporti con l’Europa, a Jorge Buxadé, europarlamentare di Vox, da Balazs Hidveghi, politico ungherese del gruppo Ppe a Bruxelles, a Daniel Hannan, segretario dell’Ecr, il partito dei conservatori europei. Grande spazio anche ai protagonisti della macchina culturale tanto cara alla destra di Fratelli d’Italia, con discorsi di Giampaolo Rossi – l’uomo che Meloni vorrebbe oggi alla guida della Rai –, Gennaro Sangiuliano, che si preparava per la nomina a ministro della Cultura, Paolo Petrecca, direttore di Rainews24 e l’editorialista del La Verità Daniele Capezzone.
Gli organizzatori della convention sono due think-tank sconosciuti ai più. In prima fila la rivista The European Conservative, guidata dal saggista Alvino Mario Fantini, che apre i lavori; al suo fianco l’associazione Nazione Futura, fondata dal trentenne Francesco Giubilei, di mestiere editore, ma anche tanto altro: è presidente della Fondazione Tatarella.
Fuori dal circolo esclusivo della nuova destra all’assalto dell’Europa, sono nomi che per ora dicono poco. Giubilei conquisterà la notorietà qualche mese dopo, diventando consigliere di peso del ministro Sangiuliano, l’ex direttore del Tg2 messo da Meloni alla guida della macchina per la «controegemonia culturale».
Francesco Giubilei, nel suo discorso di apertura, mette subito l’accento sul profilo rassicurante che la nuova destra europea vuole mostrare: «Voglio essere estremamente chiaro con gli amici della stampa su quello che è questo evento e su quello che in generale noi organizziamo come Nazione Futura. Quella che vedete presente questa sera, quella che vedrete presente in questi giorni è una destra a tutti gli effetti istituzionale, è una destra che tralascia quelle che sono posizioni radicali, di carattere estremista, non troverete in questa sala nessun complottista, non troverete posizioni bizzarre».
È la destra dal volto pulito, in altre parole. Ed è quella destra che Meloni nei primi sei mesi di governo ha cercato in tutte le maniere di incarnare. Almeno in apparenza.
La carica degli editori
Da qualche mese la rivista The European Conservative di Alvino Mario Fantini ha una nuova partnership in grado di rivelare l’altra faccia della medaglia. È quella siglata con il think-tank Institut Iliade di Parigi, creato alla fine del 2013 come erede del “Grece”, il gruppo di studio guidato da Alain de Benoist, il principale punto di riferimento della nuova destra identitaria.
Il loro motto, riportato nel sito istituzionale, è «L’Istituto Iliade accompagna tutti coloro che rifiutano la grande cancellazione, matrice della grande sostituzione». Ovvero la difesa della cultura bianca, tradizionalista, identitaria dell’Europa, in una sorta di revival delle medioevali crociate. Da queste parti di moderato c’è ben poco.
Nei colloqui annuali dell’istituto Iliade – che ogni anno vedono la partecipazione di più di un migliaio di delegati da tutta l’Europa – la presenza di quella destra radicale messa da parte a Roma è massiccia.
I relatori italiani normalmente provengono dal mondo di Casapound, con in prima fila la famiglia Adinolfi. C’è il padre Gabriele, già condannato per l’organizzazione Terza Posizione, a lungo latitante proprio a Parigi; e c’è il figlio, Carlomanno, esponente dell’organizzazione fondata da Gianluca Iannone, animatore di una delle librerie di riferimento dell’estrema destra romana.
C’è poi Adriano Scianca, considerato a lungo il responsabile culturale di Casapound e oggi firma di punta de La Verità. Gli incontri dell’Istituto Iliade vedono poi la presenza costante e numerosa dell’estrema destra francese: oltre a Marion Maréchal-Le Pen – sposata con l’esponente di Fratelli d’Italia Vincenzo Sofo – dal palco hanno parlato diversi esponenti della disciolta Generation Identitaire, il gruppo di estrema destra accusato dal governo francese di istigazione all’odio razziale.
È un giano bifronte la rivista dedicata al conservatorismo europeo e uno snodo chiave del sovranismo europeo. Oltre alle alleanze con l’estrema destra francese, può contare su forti legami con il governo di Viktor Orbán. The European Conservative – partner anche di Nazione Futura – ha sede a Budapest ed è stato costituito nella capitale magiara il 25 febbraio 2021.
Secondo la documentazione depositata nel registro delle imprese, il socio di maggioranza e cofondatore è András Lánczi, ex rettore dell’università di Corvinus e presidente dal 2010 al 2016 di Századvég, la fondazione di Fidesz, il partito di Victor Orban.
I due partner co-editori della rivista The European Conservative sono Nazione Futura di Giubilei e la European Documentation and Information Centre (Cedi), con sede a Vienna, un centro studi creato da Francisco Franco nel 1952 per promuovere a livello europeo la politica ultraconservatrice e anticomunista in Europa. Un vecchio arnese arrivato direttamente dal passato franchista, tanto caro a Vox.
L’enfant prodige della destra italiana Francesco Giubilei, classe 1992, originario di Cesena, racconta nelle interviste di aver iniziato la sua brillante e veloce carriera di editore quando aveva appena 16 anni, con un’associazione culturale costituita insieme alla nonna.
La sua prima creatura fu la Historica Edizioni. Il salto imprenditoriale lo ha fatto poco dopo, incontrando l’industriale del settore dell’aceto balsamico Giorgio Regnani.
Quello politico nel 2018, quando la famiglia di Giuseppe Tatarella gli ha affidato la presidenza dell’omonima fondazione. Nel 2019 Forbes lo ha inserito nell’elenco dei giovani più influenti in Italia, nella categoria Law & Policy. Nelle interviste e negli speech pubblici ci tiene molto a mostrare un volto accettabile e rassicurante del conservatorismo.
Al di là della storia di enfant prodige della destra italiana, Giubilei ha potuto contare su contatti che pesano. Il 15 marzo del 2016, due anni prima di diventare presidente della Fondazione Tatarella, ha partecipato alla costituzione della casa editrice “Il periscopio delle idee”. I suoi soci sono nomi molto noti nel mondo politico, istituzionale ed editoriale italiano: Carlo Maliconico, già sottosegretario di Stato con la delega all’editoria con il governo Monti, con il 31% delle quote; Andrea Monorchio, per trentaquattro anni contabile dello Stato, per tredici Ragioniere generale, ovvero la carica apicale all’interno del ministero dell’Economia, già presidente del collegio sindacale di Eni, Fintecna e Telespazio, con il 12% delle quote; Luigi Tivelli, già consigliere della Camera dei Deputati, uomo dai tanti legami con il mondo politico, con un pacchetto pari al 26% delle azioni. L’impresa non ha avuto grandi fortune, la società dal 2016 non ha mai presentato un bilancio e oggi risulta inattiva.
Cuore identitario
I due maitre-a-penser della nuova destra europea, Fantini e Giubilei, hanno in comune un altro legame importante, quello con il partito europeo dei conservatori, l’Ecr, presieduto da Meloni.
Alvino-Mario Fantini è stato invitato lo scorso settembre, pochi giorni prima della convention di Roma, al corso di formazione per i giovani leader organizzato da New Direction, la fondazione dell’Ecr. Nel 2021 aveva presenziato un analogo incontro a Lisbona, sul tema della «sovranità nazionale».
In quell’occasione accanto a lui sedevano Francesco Giubilei e una rappresentante della Fondazione Edmond Burke, think-tank ultranazionalista statunitense. Fu proprio la Edmond Burke a organizzare a Roma, nel febbraio del 2020, uno degli appuntamenti più importanti nell’ascesa di Meloni verso Palazzo Chigi, la convention “God, Honor, Country: President Ronald Reagan, Pope John Paul II, and the Freedom of Nations—A National Conservatism Conference” (Dio, onore, patria: presidente Ronald Reagan, papa Giovanni Paolo II, e la libertà delle nazioni – Una conferenza sul conservatorismo nazionale).
All’epoca l’invitato d’onore doveva essere Matteo Salvini, ma alla fine fu proprio Giubilei, partner dell’incontro, a convincere gli organizzatori a chiamare come guest star Giorgia Meloni. I legami di Giubilei con New Direction, la fondazione di Ecr, risalgono al 2017, quando Fratelli d’Italia non aveva ancora aderito al partito dei conservatori.
Sei anni fa Daniele Capezzone e Raffaele Fitto – all’epoca già inseriti nel mondo Ecr – avevano creato una filiale italiana di New Direction, chiamando Giubilei nel comitato scientifico. Da allora il giovane presidente della Fondazione Tatarella e di Nazione Futura è diventato un assiduo frequentatore del gruppo dei conservatori europei.
I vasi comunicanti dei think-tank, delle fondazioni e dei centri studio della galassia sovranista e identitaria sono da diversi anni il vero motore propulsivo della nuova destra. L’obiettivo è ambizioso e chiaro, puntare alla conquista del Parlamento europeo, unendo le forze e, soprattutto, puntando a una «controegemonia culturale», slogan ereditato direttamente dalla cultura postfascista. Sotto il doppio petto batte pur sempre un cuore identitario, tradizionalista, nemico giurato dei principi liberal. Alla Rivoluzione francese preferiscono di gran lunga Klemens von Metternich e il Congresso di Vienna.
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