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    Ex Ilva, Conte: “Sì del governo a scudo penale, ma no ai 5mila esuberi richiesti da Arcelor Mittal”

    Credit: Anna Ditta

    Il presidente del Consiglio: "L'azienda franco-indiana vuole andare via perché ritiene l'Ilva un investimento non sostenibile"

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 6 Nov. 2019 alle 21:14 Aggiornato il 18 Nov. 2019 alle 16:25

    Incontro tra Conte e i vertici di ArcelorMittal, ecco com’è andata

    È stato un incontro di oltre tre ore quello tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i vertici di ArcelorMittal, dopo la decisione da parte dell’azienda di ritirarsi dall’accordo sull’ex Ilva di Taranto. L’incontro è durato da mezzogiorno fino alle 15 circa ed è stato seguito da un Consiglio dei ministri, terminato dopo tre ore e mezzo solo in tarda serata, intorno alle 22.

    Al termine del Cdm, il premier Conte ha parlato in conferenza stampa. Queste le sue parole: “Abbiamo dimostrato la volontà del governo di rilanciare l’Ilva e Taranto. Abbiamo incontrato i vertici di ArcelorMittal dimostrando coesione e compattezza. Le iniziative della società che attualmente risulta affittuaria dell’azienda sono molto preoccupanti”.

    “Non riteniamo accettabili le giustificazioni presentate da ArcelorMittal rispetto alla scelta di recedere dal contratto. Il governo ha sottolineato la propria disponibilità a reintrodurre lo scudo penale. Ma nella discussione, è emerso chiaramente che non era questa la vera causa del disimpegno dell’azienda e della conseguente richiesta di recesso. Posso dirlo senza temere smentite: lo scudo penale non è il tema“.

    “Il tema vero – ha aggiunto Conte – è che l’azienda franco-indiana ritiene che gli attuali livelli di produzione (4 milioni di tonnellate) non siano sufficienti a remunerare l’investimento. Dunque le ragioni sono strettamente industriali: ArcelorMittal ritiene che l’investimento non sia sostenibile economicamente. Non c’entra il governo”.

    “L’azienda – ha detto ancora il presidente del Consiglio – ci ha prospettato un piano di esubero di 5.000 persone. Per noi però è una strada assolutamente inaccettabile: per noi si tratta di 5.000 famiglie, che rischiano di restare senza lavoro e senza futuro. Il governo ha ribadito la propria disponibilità allo scudo penale, ma con garanzie sull’attuazione del piano ambientale e del progetto industriale previsto dal contratto”.

    “Qui dobbiamo alzare la posta in gioco, dobbiamo alzare il nostro orizzonte d’osservazione. Questo Paese non si lascia prendere in giro. Questo è un Paese di diritto, è un Paese serio”, ha proseguito Conte, ribadendo che “nessuno ha chiesto ad ArcelorMittal di partecipare alla gara”. “Sul tema dello scudo penale il governo marcerà compatto, ma io chiedo di più, che il Paese marci compatto”, ha detto Conte.

    Nella giornata di domani, 7 novembre, il governo convocherà i sindacati. Dopodiché, l’esecutivo ha concesso un paio di giorni all’azienda franco-indiana per “farci una proposta per assicurare continuità livelli occupazionali, produttivi e ambientali”.

    Incontro Conte-ArcelorMittal, le indiscrezioni del pomeriggio

    Nel pomeriggio erano trapelate le prime indiscrezioni, secondo cui la ArcelorMittal avrebbe ribadito all’esecutivo di non poter portare avanti il piano industriale così come indicato, confermando inoltre la volontà della rescissione del contratto nei tempi previsti.

    Il governo, dal canto suo, avrebbe chiesto ad ArcelorMittal di ritirare la procedura di restituzione degli impianti ai commissari Ilva e avrebbe chiesto un nuovo incontro ai vertici della multinazionale. Il tema più importante era la possibilità, per il governo, di varare una nuova formulazione di scudo penale (una protezione per attuare il piano ambientale senza un rischio di responsabilità penale per ArcelorMittal), visto che il Parlamento italiano ha eliminato in questi giorni quella che esisteva già. Spingendo (o accelerandone la decisione) ArcelorMittal a ritirarsi dal piano industriale sull’ex Ilva. Un nuovo scudo penale, però, vede la netta opposizione di buona parte del M5s, creando una nuova spaccatura nel governo giallorosso.

    Al vertice hanno preso parte il premier Giuseppe Conte, i ministri Stefano Patuanelli, Roberto Gualtieri, Giuseppe Luciano Provenzano, Roberto Speranza, Teresa Bellanova, il ministro del Lavoro Nunzia Catalfo, e il sottosegretario Mario Turco. Per ArcelorMittal sono presenti il patron Lakshmi Mittal e il figlio Adyta Mittal. Non ha partecipato invece l’ad di Arcelor Mittal Italia Lucia Morselli.

    “Sono fiducioso, la linea del governo è che gli impegni contrattuali vanno rispettati”, ha detto il premier Giuseppe Conte prima dell’inizio dell’incontro a Palazzo Chigi. “Il governo è disponibile a fare tutto il necessario perché ci sia il rispetto degli impegni contrattuali”, ha aggiunto.

    Intanto Fim-Cisl ha annunciato uno sciopero a partire dalle 15 di oggi. Gli altri sindacati, come Uilm, hanno criticato la decisione. Ma in serata, in un comunicato congiunto, Fiom e Uilm hanno annunciato un nuovo sciopero di 24 ore per venerdì 8 novembre 2019 nel quadro delle “iniziative di mobilitazione per salvaguardare il futuro ambientale e occupazionale del territorio ionico” e “Di fronte all’arroganza” di ArceloMittal e “ad una totale incapacità ed immobilismo della politica”.

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