“Noi non abbiamo costruito una macchina del fango ma l’abbiamo subita”. L’atteso intervento di Matteo Renzi alla Leopolda sull’inchiesta che lo vede coinvolto si è svolo nella serata di ieri, sabato 20 novembre. Sul fatto di essere indagato per finanziamento illecito ai partiti, chiarisce: “Quale reato si contesta? Quei soldi non solo sono tracciati, ma tutti bonificati. Noi non abbiamo violato leggi, mentre altri hanno violato l’articolo 68 della Costituzione”.
Secondo i pm, il fatto che Open finanziasse tutta una serie di attività legate all’attività politica dell’ex segretario del Pd e dei suoi fedelissimi – dal mezzo milione di rimborsi diretti erogati all’ex premier fino alla campagna elettorale per il referendum costituzionale e poi ai conti della struttura che doveva fare propaganda sui social alle primarie del Pd del 2017 e alle politiche del 2018 – vuol dire che la fondazione si muoveva in realtà come l’articolazione di una corrente di partito, segnatamente la corrente renziana del Pd
“Processo kafkiano”, insiste Renzi e spiega: “Se volete capire come funziona la politica, dovete candidarvi e stare dentro un partito che sta in Parlamento, non andare a prendere i telefonini di chi sta totalmente fuori da questa vicenda. E’ un processo kafkiano”.
“Hanno sbagliato Matteo” – Poi rincara la dose: “Hanno sbagliato Matteo, Matteo Messina Denaro lo hanno cercato con meno persone di Matteo Renzi (a voi i commenti). Nelle case alle 6 e mezzo del mattino, con le perquisizioni di un non indagato”. E ancora: “A fronte di una presenza organizzata di Cosa Nostra, camorra e ‘ndrangheta in Toscana per un giro d’affari di 15 miliardi, la guardia di finanza di Firenze negli ultimi due anni si è dovuta concentrare nel capire il ruolo di Guerini, Gentiloni e Renzi e della corrente renziana, ma mandate la Finanza a capire chi c’è nei capannoni dove c’è il riciclaggio dei denari”.