Il premier incaricato Giuseppe Conte Conte ha rimesso il mandato dopo l’incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (qui il video del discorso con cui il capo di stato ha fatto saltare il governo del cambiamento).
In seguito a questa scelta, con cui si riapre una crisi istituzionale senza precedenti, Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno attaccato duramente il Quirinale.
Il M5S, insieme a Fratelli d’Italia, parla di impeachment nei confronti del presidente della Repubblica dopo aver fatto saltare il banco per la formazione del nuovo governo, detto del cambiamento. Anche se la Lega ha già detto che non prenderà parte a una eventuale richiesta a procedere.
In un comizio pubblico a Fiumicino, Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista hanno accusato il presidente Mattarella di aver tradito la Costituzione italiana.
Luigi Di Maio ha detto: “Prima impeachment e poi al voto”. Alessandro Di Battista ha annunciato: “Metteremo Mattarella in stato d’accusa”.
Impeachment significato: cos’è
Nelle ultime ore si è sentito molto parlare dell’impeachment, vale a dire il processo contro il presidente della Repubblica, che nell’ordinamento italiano sarebbe più giusto chiamare “messa in stato d’accusa del Capo dello Stato”.
Il termine impeachment è in realtà un istituto giuridico tipico del common law.
Nel sistema politico americano con la procedura di impeachment, disciplinata dalla Costituzione, è prevista per i giudici e per i componenti dell’esecutivo.
L’estensione del termine al di fuori dalla realtà politica americana infatti è tecnicamente impropria.
Nell’ordinamento italiano la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica è disciplinata dall’articolo 90 della Costituzione italiana che recita “Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri“.
L’ammissibilità della messa in stato d’accusa del Capo dello Stato è una prerogativa esclusiva del Parlamento, mentre invece la sentenza definitiva spetta alla Corte costituzionale.
Impeachment: come funziona, la procedura
Il procedimento per la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica si articola in due fasi, la prima è quella parlamentare e la seconda della Corte Costituzionale.
Nella fase iniziale si valutano i presupposti per procedere alla messa in stato di accusa del Capo dello Stato.
Un Comitato composto da deputati e senatori, scelti tra i componenti delle rispettive giunte competenti per le autorizzazioni a procedere, svolge un primo esame delle accuse e decide se sottoporle al Parlamento in seduta comune.
Per validare la messa in stato di accusa del presidente ci vuole la maggioranza assoluta dei componenti del Parlamento (630 deputati più i 315 senatori, a cui vanno aggiunti i Senatori a vita).
Oggi servirebbero 477 voti per decidere se portare avanti la messa in stato d’accusa del presidente Sergio Mattarella.
Una volta constata la legittimità dell’accusa votata dalle Camere il procedimento di impeachment può essere archiviato o messo in votazione al Parlamento sempre in seduta comune, che deciderà sull’autorizzazione a procedere.
In caso di messa in stato di accusa può esservi anche la sospensione cautelare dalla carica.
La fase giurisdizionale e finale è in mano alla Corte Costituzionale in composizione integrata, come previsto dagli articoli 134 e 135 della Carta Fondamentale.
Ai 15 componenti ‘togati’, che compongono la Corte eletta, se ne aggiungono altri 16 membri estratti a sorte dal “‘elenco di cittadini aventi i requisiti per l’eleggibilità a Senatore”, che il Parlamento compila ogni nove anni tramite elezione con le stesse modalità stabilite per la nomina dei giudici costituzionali ordinari in seduta comune e a maggioranza dei due terzi dei componenti.
A questi giudici si aggiungono anche i Commissari d’accusa eletti dal Parlamento tra i propri membri.
A questo punto si tiene la sentenza, come un classico procedimento penale, che stabilisce se il presidente è assolto dai capi d’accusa oppure destituito.
Contro la pronuncia non sono ammesse impugnazioni, si tratta infatti di una sentenza inappellabile, come tutte le decisioni della Corte Costituzionale.
Impeachment: tutti i precedenti
In Italia la richiesta di impeachment al Capo dello Stato non si è mai conclusa, ma è stata evocata con il presidente Giovanni Leone nel 1978, che si dimise dopo la richiesta del Pci di procedere con la messa in stato d’accusa a causa dello scandalo Lockheed, e con il presidente Francesco Cossiga nel 1992 che però lasciò il Quirinale prima della scadenza del mandato.
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