La richiesta di messa in stato di accusa del presidente della Repubblica avanzata dal Movimento 5 Stelle sarebbe stata un’idea di Rocco Casalino e di Pietro Dettori.
Il capo della comunicazione e il responsabile dei social media del Movimento, secondo una ricostruzione fatta dal quotidiano Il Foglio, hanno convinto Di Maio a proporre la messa in stato di accusa Mattarella, dopo che il presidente si è rifiutato di accettare la nomina di Paolo Savona come ministro dell’Economia.
A rivelarlo, sono stati alcuni parlamentari 5 Stelle contrari alla mossa del loro leader.
La proposta di mettere sotto accusa il presidente era venuta in realtà da Giorgia Meloni ed è stata poi ripresa da Luigi Di Maio, dietro consiglio di Casalino e Dettori.
Il leader dei 5 Stelle ha poi ritirato la proposto, affermando che senza il sostegno di Matteo Salvini non era possibile procedere.
In realtà, la messa in stato di accusa del presidente era osteggiata dalla maggioranza del Movimento.
Cosa è successo
Il 27 maggio il premier incaricato Giuseppe Conte Conte ha rimesso il mandato dopo l’incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella (qui il video del discorso con cui il capo di stato ha fatto saltare il governo del cambiamento).
In seguito a questa scelta, con cui si riapre una crisi istituzionale senza precedenti, Luigi Di Maio e Matteo Salvini hanno attaccato duramente il Quirinale.
Il leader del M5S ha attaccato duramente il Colle, sostenendo che è inutile a questo punto che in Italia si voti visto che a decidere sono “le agenzie di rating”.
Il M5S, insieme a Fratelli d’Italia, aveva parlato di impeachment nei confronti del presidente della Repubblica dopo aver fatto saltare il banco per la formazione del nuovo governo, detto del cambiamento.
La Lega aveva chiarito poco dopo che non avrebbe preso parte a una eventuale richiesta a procedere.
Impeachment Mattarella: cos’è
In questi giorni si è sentito molto parlare dell’impeachment, vale a dire il processo contro il presidente della Repubblica, che nell’ordinamento italiano sarebbe più giusto chiamare “messa in stato d’accusa del Capo dello Stato”.
Il termine impeachment è in realtà un istituto giuridico tipico del common law.
Nel sistema politico americano con la procedura di impeachment, disciplinata dalla Costituzione, è prevista per i giudici e per i componenti dell’esecutivo.
L’estensione del termine al di fuori dalla realtà politica americana infatti è tecnicamente impropria.
Nell’ordinamento italiano la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica è disciplinata dall’articolo 90 della Costituzione italiana che recita “Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri“.
L’ammissibilità della messa in stato d’accusa del Capo dello Stato è una prerogativa esclusiva del Parlamento, mentre invece la sentenza definitiva spetta alla Corte costituzionale.
In questo articolo abbiamo spiegato come funziona e la procedura della messa in stato di accusa del presidente.