“Conte? Acqua passata”. Così parlò Beppe Grillo all’indomani della defenestrazione dell’ex presidente del Consiglio. Tanto che, secondo quanto riferiscono a TPI fonti di primissimo piano vicine a Beppe Grillo, stamattina il fondatore è “gasato e pronto a rilanciare il Movimento senza alcun rimpianto per quanto accaduto nelle ultime 48 ore”. Insomma, “cosa fatta capo ha”.
Anche perché – continuano le medesime fonti – oltre alla richiesta di uno scudo legale già anticipata dal nostro giornale la scorsa settimana e messa nero su bianco ieri da Grillo in persona, sono due i capisaldi sui quali si basano i ragionamenti del garante e che hanno decretato la rottura con l’ex presidente del consiglio (“definitiva” per Beppe Grillo, non ancora tale invece per i consiglieri di Conte, che sognano ancora un accordo in extremis).
Il primo è che il garante non crede minimamente che l’ex premier sia in grado di mettere in piedi un partito personale (“Ne abbiamo visti tanti di personaggi più o meno popolari quotati anche al 20% che poi, messi alla prova, non hanno combinato niente”).
Il secondo è che l’Elevato non crede nemmeno alla possibilità di una scissione interna ai Cinque Stelle: a tutti conviene restare nel Movimento (“Ma se qualcuno andasse via, meglio così”), anche perché adesso ci sarà da eleggere il nuovo direttorio con i relativi posti da spartire.
Questa è l’esca che Grillo getta in pasto ai portavoce grillini, la mossa a sorpresa per ricompattare il M5S. Non per niente, personaggi di primo piano, tra i quali anche un ministro, che fino a ieri si lasciavano volentieri definire “contiani” adesso stanno discretamente ma inesorabilmente cominciando a prendere le distanze da “Giuseppi”.
Battaglia persa, invece, per Fico e Di Maio, che ora rischiano di restare con il cerino in mano: il ministro degli Esteri (che pure non ha mai nascosto ambizioni personali in merito alla guida del Movimento) e il presidente della Camera sono stati quelli che più di tutti negli ultimi giorni si erano spesi con Grillo a suon di telefonate per convincerlo ad accettare la leadership contiana.
Intanto, a Palazzo Chigi sono assolutamente convinti che il Governo non corra rischi da quanto sta accadendo nei Cinque Stelle. Sono due le riflessioni che si fanno: “Fino all’autunno del 2022 nessun parlamentare grillino sarà interessato a creare problemi, visto che solo l’anno prossimo scatterà la pensione, tanto più che molti parlamentari rischiano di non essere nemmeno rieletti” e poi “Grillo ha un rapporto di grande lealtà con il capo del governo”.
A Palazzo Chigi ancora ne ricordano le parole pronunciate in occasione di un’ormai famosa assemblea parlamentare pentastellata: “Mario Draghi non è un banchiere senza sentimenti, è uno che vede la povertà e sa di cosa parla, vede il futuro. Ha mantenuto la parola su transizione ecologica e reddito di cittadinanza”.
Quanto a Conte, non se ne teme più di tanto la reazione. E c’è chi fa notare, non senza malizia, che mentre l’ex premier parlava in conferenza stampa l’altro giorno, il Governo Draghi decretava la fine del cashback, ovvero dell’ultima iniziativa politicamente rilevante dell’ormai ex futuro leader del M5S.
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