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    Caso Gregoretti, non luogo a procedere per Salvini: “Il fatto non sussiste”. L’ex ministro: “Tornassi al Governo lo rifarei”

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 14 Mag. 2021 alle 11:36 Aggiornato il 14 Mag. 2021 alle 12:08

    Il Gup Nunzio Sarpietro, dopo essersi ritirato in camera di consiglio, ha deciso di dichiarare il non luogo a procedere per l’ex ministro Matteo Salvini accusato di sequestro di persona per avere lasciato sulla nave Gregoretti, nel luglio del 2019, 131 migranti. La Procura nella scorsa udienza aveva chiesto il non luogo a procedere. Chiesto anche dalla difesa di Salvini.

    Non ci sono, a suo avviso, gli elementi per mandare l’ex ministro dell’Interno davanti ad un tribunale per rispondere dei reati di sequestro di persona e abuso d’ufficio per aver tenuto bloccati 164 migranti salvati nel 2019 sulla nave Gregoretti della Guardia costiera italiana nell’attesa che i Paesi europei solidali formalizzassero la loro disponibilità ad accogliere parte dei migranti.

    Un verdetto opposto a quello pronunciato tre settimane fa dal gip Lorenzo Iannelli a Palermo dove invece Salvini dovrà tornare a settembre per il processo che lo vedrà sul banco degli imputati a rispondere degli stessi reati ma per i migranti soccorsi qualche mese dopo dalla Open Arms e fatti sbarcare poi a Lampedusa solo dopo l’intervento del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio.

    Salvini: “Tornassi al Governo lo rifarei”

    “Assolto!””Assolto! No al processo perché il fatto non sussiste!”. Così il leader della Lega, Matteo Salvini, esultando sui social, commenta la decisione del gup di Catania sul caso Gregoretti durante l’udienza preliminare. “Grazie Amici per avermi sostenuto, vi voglio bene”, prosegue Salvini rivolto ai suoi follower.

    “Dedico questa sentenza ai miei figli, agli italiani e agli stranieri perbene. In particolare alle donne e agli uomini delle forze dell’ordine, che combattono per rendere più sicuro il nostro Paese e spesso lo fanno a mani nude. Questa sentenza dice che un ministro che ha difeso la dignità e i confini dell’Italia è un ministro che ha fatto semplicemente il suo dovere. Sono contento e ribadisco che se e quando gli italiani torneranno a votare e ad attribuirmi responsabilità di governo, farò esattamente la stessa cosa, perché l’immigrazione regolare e controllata è un fattore positivo; quella al modo di Lampedusa con tremila arrivi in un fine settimana porta il caos e l’Italia in questo momento non ne ha bisogno”.

    CASO GREGORETTI, LA RICOSTRUZIONE

    Il caso Gregoretti risale all’estate del 2019, quando Matteo Salvini – all’epoca ministro dell’Interno nel primo governo Conte – impedì per più di cinque giorni lo sbarco di 131 persone tratte in salvo nel Mediterraneo centrale dalla nave della Marina militare Gregoretti. L’imbarcazione si era diretta verso Lampedusa, ma il Viminale aveva negato lo sbarco e l’unità militare italiana era rimasta diversi giorni in mare in attesa che la Commissione europea riuscisse ad ottenere da cinque Paesi la disponibilità ad accogliere parte dei migranti. Solo il 31 luglio, l’allora ministro dell’Interno aveva dato l’autorizzazione allo sbarco dei migranti dalla nave militare, avvenuto poi nel porto di Augusta.

    Secondo l’accusa, il leader della Lega avrebbe “privato della libertà personale i 131 migranti bloccati a bordo della nave Gregoretti della Guardia Costiera italiana dalle 00:35 del 27 luglio 2019 fino al pomeriggio del 31 luglio”. Salvini è stato quindi accusato dal Tribunale dei ministri di Catania di sequestro di persona aggravato, perché commesso da un pubblico ufficiale e con l’abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, ma anche per essere stato commesso in danno di minori. Nel formulare questa accusa, il Tribunale ha rigettato la richiesta di archiviazione avanzata dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, secondo il quale l’allora ministro dell’Interno aveva esercitato una prerogativa politica e non c’erano gli estremi per il configurarsi del reato di sequestro di persona.

    Sul caso Gregoretti-Salvini si è poi espressa la Giunta delle immunità del Senato, che il 20 gennaio scorso ha dato il via libera alla richiesta di autorizzazione a procedere. In quell’occasione, il presidente della Giunta, il senatore Maurizio Gasparri, aveva chiesto agli altri membri di votare “no” al processo a Salvini, negando quindi l’autorizzazione a procedere nei confronti del leader della Lega. Lo stesso capo del Carroccio, però, aveva chiesto ai suoi di votare sì: “Votate per mandarmi a processo e la chiariamo una volta per tutte”, aveva detto.

    La palla, infine, è passata all’Aula di Palazzo Madama. Il 12 febbraio 2020, infatti, il Senato – con 152 voti contrari, 76 favorevoli e nessun astenuto – ha votato contro la richiesta delle opposizioni di ribaltare la decisione della Giunta delle immunità. Il Senato, dunque, ha accolto la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini, presentata del Tribunale dei ministri di Catania, sollevando così il leader della Lega dall’immunità parlamentare.

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