Alla fine il governo ha deciso di togliere il segreto sugli atti del Comitato tecnico scientifico (Cts) posti alla base dei Dpcm per il contrasto all’emergenza Coronavirus. Dopo mesi di richieste, appelli e ricorsi giudiziari, la notizia è arrivata nella tarda serata di ieri da parte della Fondazione Luigi Einaudi, che ha annunciato che pubblicherà oggi sul suo sito quanto emerge dai documenti.
“La Fondazione Luigi Einaudi annuncia che pochi minuti fa gli avvocati Rocco Todero, Andrea Pruiti ed Enzo Palumbo hanno ricevuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri la documentazione a suo tempo secretata del Comitato tecnico scientifico posta a base dei Dpcm”, si legge nel comunicato della Fondazione Luigi Einaudi di ieri sera. La decisione di rimuovere il segreto sui documenti è arrivata poche ore dopo che il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza) aveva chiesto al governo di poter visionare gli atti.
La Fondazione Einaudi aveva chiesto l’accesso agli atti sui documenti che sono richiamati in tutti i Dpcm emanati per la gestione dell’emergenza sanitaria, inclusa l’imposizione del lockdown e la mancata istituzione della zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro. Di fronte al no del governo aveva presentato un ricorso al Tar, poi accolto.
Il governo a quel punto aveva fatto ricorso contro la sentenza dinanzi al Consiglio di Stato, che il 31 luglio aveva stabilito di sospendere in via cautelativa la decisione del Tar che dava il via libera all’accesso agli atti e quindi di mantenere la segretezza sui documenti in attesa del 10 settembre, data in cui era previsto il nuovo verdetto. La tesi dell’esecutivo – almeno finora – era che i documenti dovessero essere mantenuti segreti in quanto atti amministrativi e allo scopo di tutelare “la sicurezza pubblica” e “l’ordine pubblico”. Poi, ieri sera, è arrivata la mossa a sorpresa del governo, che fa venir meno la necessità di ottenere un via libera da parte dei giudici.
La battaglia di TPI
Già mesi fa TPI aveva richiesto l’accesso ai documenti del Comitato tecnico scientifico, il cui interesse pubblico al fine di comprendere la più grave pandemia dell’ultimo secolo è sempre stato fuori discussione. Tra questi atti ci sono anche quelli relativi alla settimana che va dal 1 marzo all’8 marzo, periodo cruciale per la mancata chiusura dei due comuni della Bergamasca Alzano Lombardo e Nembro, diventati poi il peggiore focolaio d’Europa, su cui noi di TPI abbiamo pubblicato un’inchiesta in più parti. Tra quelle pagine c’è la nota dell’Istituto Superiore di Sanità in cui si chiedeva l’isolamento della Val Seriana già il 2 marzo e anche le ragioni del CTS per cui quest’ultima è stata ignorata. Nei mesi di lockdown, in diverse conferenze stampa della Protezione civile, TPI ha chiesto più volte spiegazioni sulla mancata pubblicazione di quei verbali e raccolto le versioni contrastanti del ministero della Salute e della Protezione Civile.