Luigi Di Maio e Matteo Salvini ieri, 14 maggio, hanno chiesto ancora tempo al presidente della Repubblica Sergio Mattarella per redigere il programma e formare la squadra di governo.
Il capo dello Stato “ha preso atto” della loro richiesta ed è andato loro incontro, perché “non intende impedire la nascita di un governo politico che avvii finalmente la legislatura”.
Il governo Salvimaio, come lo ha ribattezzato Andrea Scanzi sul Fatto Quotidiano sembra quindi un po’ più lontano rispetto a quello che pensavamo fino a ieri, quando l’ottimismo del capo politico dei Cinque Stelle (“Ancora qualche giorno e faremo il governo del cambiamento”) è stato stroncato da Matteo Salvini, che ha fatto un elenco, punto per punto, dei temi su cui Lega e M5S hanno divergenze innegabili.
Dall’immigrazione alla giustizia, passando per il ruolo dell’Italia nell’Ue e per le infrastrutture, i nodi da sciogliere sono ancora molti, incluso il nome del futuro premier, su cui sia Salvini sia Di Maio hanno mantenuto massima riservatezza.
Finora sappiamo soltanto che non sarà Giulio Sapelli, l’economista gradito alla Lega, a guidare il governo, anche se ieri il professore ha detto di essere stato contattato e di aver dato la sua disponibilità.
A bruciare il nome è intervenuto Rocco Casalino, portavoce di M5S, che ha detto “non è Sapelli il nome che porteremo al Colle”.
Ma qual è allora il nominativo che ieri i partiti hanno fatto a Mattarella, se ne hanno fatto uno?
Rimane forse sul tavolo il nome di Giuseppe Conte, il professore di diritto all’università, già presente nella lista dei ministri proposta da Di Maio prima del voto.
A causa di questo nuovo modo di procedere, voluto dai grillini, per cui bisogna prima redigere prima il contratto di governo e, solo in un secondo momento, formare la squadra, rischiamo che il nome non arrivi entro le prossime 24 o 48 ore.
Non solo, date le parole pronunciate ieri da Salvini, il rischio è anche che la trattativa si chiuda con un nulla di fatto.
“Stiamo facendo uno sforzo enorme, e non stiamo ragionando per convenienze politiche, altrimenti non saremmo qui”, ha detto Salvini, riferendosi al vantaggio elettorale che potrebbe trarre la Lega se si tornasse alle urne.
La tentazione di mollare tutto ed andare al voto, quindi, c’è. E Salvini sta ben attento a non mollare Berlusconi, tanto che è andato ad Arcore a informarlo direttamente sullo stato delle trattative.
Un ultimo scoglio è infine quello del vaglio da parte della base (di cui abbiamo già scritto qui). Sia M5s che Lega hanno dichiarato che sottoporranno l’accordo ai loro iscritti. I primi con un voto online e i secondi con i gazebo nelle piazze.
Che venga dato il via libera da entrambe le parti non è affatto scontato: secondo i sondaggi, un elettore su tre del M5s è scontento dell’accordo con la Lega (e non ha ancora vagliato il contenuto del “contratto”), mentre gli elettori di Salvini potrebbero essere tentati da un suo riavvicinamento a Berlusconi e al centrodestra, ora che il Cavaliere è stato riabilitato e l’entusiasmo dell’accordo con i Cinque Stelle sembra essersi raffreddato.