“Se vuole unire i piccoli soggetti che stanno al centro, io ci sono”. Così la senatrice dell’Udc Paola Binetti interviene a favore del progetto del premier Giuseppe Conte per allargare la maggioranza di governo. Un tentativo che si fa sempre più difficile, soprattutto dopo la notizia dell’indagine dei pm di Catanzaro sul segretario Udc Lorenzo Cesa. Ma ora Binetti si dice pronta a “fare di tutto” perché la legislatura non finisca in anticipo.
“Il governo attuale può fare due scelte: o una captatio benevolentiae verso Italia Viva, o guardare al centro“, ha dichiarato la senatrice al Messaggero. In questo secondo caso, Conte non troverebbe “una prateria vuota”, sostiene, perché “c’è già l’Udc”. Il partito al Senato conta 3 rappresentanti: oltre a Binetti ci sono infatti Antonio De Poli e Antonio Saccone.
Per la senatrice centrista il premier “deve capire se la sfida che vuole assumere è quella di aggregare questa miriadi di piccoli soggetti che stanno al centro. Se questa fosse la sfida, mi vedrebbe interessata”. Binetti assicura di non essere stata contattata da Conte, o da qualcuno a nome di Conte, o da alte sfere vaticane, e nega che le sia stato offerto un ministero.
La senatrice aveva votato contro la fiducia al governo, tre giorni fa, ma già in quello stesso giorno aveva aperto uno spiraglio, sostenendo che le cose sarebbero potute cambiare. “Voto no a tutto il pregresso che è stato raccontato, poi vediamo”, aveva detto, aggiungendo: “Avreste immaginato l’alleanza M5S-Lega o quella M5S-Renzi? Ora ci sarà un’alleanza con il centro? Mai dire mai”.
Governo, l’indagine che complica i negoziati con l’Udc
Per quanto riguarda lo scandalo che ha colpito l’Udc, Binetti esprime dispiacere e solidarietà al collega di partito Cesa. “Detto questo, porca miseria, era un momento dei più inopportuni”, aggiunge. La notizia che Cesa è coinvolto in un’indagine sulla ‘ndrangheta è un ulteriore ostacolo per i negoziati di Conte.
Per il premier diventa difficile dialogare con un partito che si trova senza guida, ma a pesare è anche l’imbarazzo dei 5 Stelle di fronte all’indagine di Catanzaro, dato che il Movimento ha chiuso le porte a “tutti i soggetti condannati o indagati per mafia o reati gravi”, come ha ribadito ieri anche l’ex capo politico M5S e ministro degli Esteri Luigi Di Maio.
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